Chi fa gli interessi del nostro paese?

KOMATSU (3)Sentire le parole di Silvano Cassano, attuale AD di Alitalia, mi ha reso ancora di più orgoglioso di appartenere a una certa parte di Italia.

Quella parte che, con abnegazione e volontà, mette ogni giorno in primo piano l’interesse reale del proprio paese davanti a tutto e tutti. Guardando le cose con oggettività, andando al di là dei sentimentalismi e valutando “cosa” e “soprattutto chi” possono fare del bene all’Italia.

Quando ieri Cassano ha dichiarato in una intervista che sarà rotto l’accordo con Air France-KLM perché quanto sottoscritto nel 2010 dalla allora CAI non va a vantaggio della compagnia e degli aeroporti italiani ho iniziato a pensare che c’è ancora qualcuno che pensa con il cervello.

KOMATSU (2)Non solo. La dichiarazione che la compagnia aerea punta al mercato di qualità grazie a un brand apprezzato e alle potenzialità economiche date da Etihad è stata la seconda ottima notizia. Il piano industriale che prevede l’implementazione del mercato dei cargo con Malpensa rilanciata come hub è stata la conferma di avere finalmente qualcuno che capisce le potenzialità geografiche fantastiche dell’Italia.

Il potenziamento degli aeroporti di Bologna e Catania come ponti di lancio intercontinentali è il sigillo finale di una storia industriale che finalmente sta vedendo tornare la compagnia di bandiera ai fasti di un tempo. Tutto questo grazie a una nuova proprietà che non è italiana.

Ma che vuole il bene del proprio investimento e quindi non cede ai compromessi di scuola nazionale che tutti conosciamo bene.

KOMATSUDietro a tutto questo c’è un ottimo manager, quel Gabriele Del Torchio che, giovanissimo, traghettò la ben conosciuta FAI verso la Komatsu preservando dall’estinzione un bagaglio tecnico e ingegneristico che non avrebbe avuto vita lunga.

Quel Gabriele Del Torchio che, come un inedito Cincinnato dei giorni nostri, non appena chiuso l’accordo con Etihad, si dimise nonostante gli avessero offerto di proseguire e non incassò il bonus stabilito contrattualmente perché “…in un momento di grande difficoltà per il paese ritengo immorale incassare un benefit di quelle proporzioni…”.

Ebbene, nonostante la proprietà “made in Japan”, oggi gli stabilimenti di Este sono produttivi, hanno superato la crisi e contribuiscono in modo importante alla vita sociale del vicentino e al PIL nazionale.

KOMATSU (6)Rimango ancora una volta della mia incrollabile convinzione: non importa chi e come ci mette i soldi. L’importante è che ci sia un piano industriale serio che preservi capacità progettuali e cultura produttiva.

E i fatti hanno dimostrato che, spesso, sono i grandi gruppi stranieri a credere nell’Italia più che non gli stessi italiani.

Una visione globale che spesso da noi manca. Una visione industriale che sia asettica e lontana da quel “nazionalismo sentimentale” che di italiano ha ben poco.

L’abitudine tutta italiana di vedere solo alcuni aspetti dei problemi – mentalità legata all’inesistenza di una cultura scientifica e a dei media che hanno ormai fatto del sensazionalismo il proprio unico scopo – ha portato fino ad ora dei danni incalcolabili che siamo stati chiamati a pagare con le nostre tasse. La questione Alitalia è solo uno degli esempi negativi a tutti noti.

KOMATSU (5)Non possiamo quindi lamentarci che non ci siano investitori stranieri e, quando si fanno avanti, ci sia una levata di scudi del tutto ingiustificata.

La mia opinione è che, quando qualcuno osteggia operazioni che sono evidentemente vantaggiose, ci siano i soliti interessi di qualcuno da difendere.

Esaminiamo i fatti con rigore. E diamo il benvenuto a chi vuole venire qui a investire e aumentare i posti di lavoro su basi solide e con programmi concreti e sostenibili.

Perché sono coloro che fanno realmente il nostro interesse e quello del nostro paese.KOMATSU (4)