![]()
![]()
![]()
![]()
Dopo i miei personalissimi pensieri in merito al Samoter e all’accordo fra CNH Industrial e Sumitomo sono stato rimproverato di essere troppo severo con il costruttore italiano di cui condivido anche la città natìa…la mia splendida Torino.
E’ giusto non essere indulgenti con una matita a volte troppo appuntita ma che – per motivi sentimentali – ha un affetto profondo con il costruttore italiano. Un affetto sincero e controverso – come tutti i grandi amori – che nasce lontano nel tempo.
Frequentavo la seconda elementare quando, in un pomeriggio fortunato, venni messo per la prima volta alla guida di un Fiatallis Simit SL11 sotto l’occhio attento di mio padre.
Da lì al successivo S15B il passo fu estremamente breve e le prime scorribande sulla FL4, FL9 ed FL14C furono il degno coronamento dei sogni di un bambino le cui due passioni – lo studio e le macchine movimento terra – riuscivano a prendere corpo giorno dopo giorno.
Sono nato e cresciuto con “il marchio” – QUEL MARCHIO – impresso nella mente, nel sudore lasciato dalle mie mani – allora piccole – che stringevano quelle leve che culminavano con la classica sfera in plastica nera.
Nel sudore lasciato dalle gambe poco coperte – allora si usavano ancora i pantaloni corti – sui sedili che bollivano per il sole estivo e per l’inferno che arrivava dall’olio dei manipolatori o dai power-shift nascosti sotto le cabine.
L’odore della terra nel naso, l’odore del gasolio e del grasso sulle mani e quel marchio – FIATALLIS – che mi riempiva gli occhi.
L’orgoglio di usare – ancora così piccolo – macchine così grandi e potenti. L’unico bambino – fra quelli che conoscevo a scuola – che aveva questo onore. Altri tempi. Oggi non sarebbe più possibile.
Nel tempo tante cose sono cambiate ma la mia profonda passione, nata grazie al “mio marchio”, mi ha portato ad essere un giornalista tecnico che sente il proprio lavoro non come un obbligo ma come un privilegio.
Un mestiere strano e spesso sconosciuto che quando viene spiegato lascia di stucco per poi dire “…sei una persona fortunata a fare quello che fai!”.
Quella passione è nata sulle macchine del gruppo Fiat e quel marchio – pur con la ovvia imparzialità e severità che mi contraddistingue – mi è rimasto da sempre nel cuore.
Prima Fiat, poi Fiatallis, poi Fiat-Hitachi e infine New Holland insieme a Case a dividere affetti e cuori con due brand dal nome altisonante.
Quando si ha una passione vera – di quelle che ti fanno arrabbiare e battere il cuore – si è particolarmente severi perché le attese sono tante e la voglia di vedere primeggiare la propria “squadra del cuore” va oltre ogni limite.
Mettiamoci, insieme a tutto questo, anche il mio complesso di inferiorità nei confronti dei fans di alcuni grandi marchi e il gioco è fatto.
Ecco perché sono severo come lo sarebbe un bravo padre con il figlio – quello in gamba – che ha la “marcia giusta” per primeggiare.
Dal “mio marchio” io mi aspetto molto. Moltissimo.
Dopo l’accordo che vedrà la collaborazione in esclusiva con Sumitomo – considerato dagli addetti ai lavori il vero “re” degli escavatori – mi aspetto che vi sia una leadership di primo piano e che questa duri nel tempo.
Mi aspetto che la straordinaria e oggettiva superiorità delle attuali motorizzazioni FPT comporti un valore aggiunto di cui andare orgogliosi non solo come appassionati ma come italiani e come italiani addetti ai lavori.
Mi aspetto che le pale gommate di CNH – con un progetto fra i più innovativi del mercato – siano sempre più diffuse.
Mi aspetto che dai passaggi societari – funzionali ad avere un assetto che possa resistere al tempo – emerga un brand dalla storia pesante in grado di contrastare altri grandi marchi che basano la propria fortuna spesso più sul nome e la presenza globale che non sulla reale sostanza.
Queste – e tante altre soddisfazioni – mi aspetto dal “mio marchio”.
Perché me lo sento dentro da italiano, da torinese e soprattutto perché mi fa ricordare quando frequentavo la seconda elementare e per la prima volta iniziai la mia magica avventura che mi ha portato fino ad avere il privilegio di potervi parlare come si farebbe a degli amici.
Aprendovi il mio cuore con le mie personali considerazioni che – se a qualcuno appaiono troppo severe – è perché le mie aspettative sono molto alte.
E perché so che queste mie aspettative possono essere ripagate senza sforzi dal “mio marchio”.
Quindi non siate troppo severi con me. Perché se lo sono, lo faccio solo a fin di bene.


