Anniversari

50 anni e non sentirli

articolo di Claudio Guastoni

Nel maggio 2012, l’Emilia viene messa in ginocchio da un violento terremoto che segna e cambia inesorabilmente la vita di molte persone. Il distruttivo evento provoca numerose vittime, abbatte e lesiona gravemente migliaia di abitazioni bloccando di conseguenza le attività produttive locali. Mantovanibenne, famosa realtà di Mirandola (MO), conosciuta a livello mondiale per la produzione di attrezzature per movimento terra, demolizione e riciclaggio, è tra le aziende colpite, infatti il terremoto danneggia in modo grave l’officina, il magazzino e gli uffici. Ma lo staff di Mantovanibenne da subito si mette in azione con grande coraggio e determinazione per riattivare l’azienda: la produzione viene provvisoriamente trasferita nelle sue sedi internazionali, il magazzino viene dislocato in una zona più sicura e gli uffici organizzati in containers. Nonostante i disagi e le difficoltà, Mantovanibenne è riuscita a ripartire con l’entusiasmo e l’energia che da sempre la caratterizzano. Paolo Mantovani, vice presidente oltre che responsabile vendite e marketing dell’azienda, ci ha accolto nella rinnovata sede di Mirandola per raccontarci come è stato affrontato questo terribile evento, che ha reso ancor più grave una situazione già complicata dalla crisi economica globale.

 

50 anni di successi
Paolo Mantovani

Mantovanibenne viene fondata nel 1963 dall’ingegnere Alberto Mantovani come azienda artigianale per la creazione di benne per escavatori idraulici. Col tempo questa piccola realtà cresce trasformandosi in vera e propria industria, seguendo l’evoluzione degli escavatori che, da semplici macchine per lo scavo, si trasformano in macchine multifunzione per movimentare e demolire, sulle quali è possibile montare molteplici attrezzature. Oggi il cliente, come sottolinea il figlio, Paolo Mantovani, può contare su una gamma davvero completa, strutturata su tre distinte divisioni: benne e attacchi rapidi per escavatori, pinze e frantumatori per demolizione primaria e secondaria, e cesoie per rottame ferroso, utilizzabili su macchine da 2 fino a oltre 100 tonnellate. La sede di Mirandola comprende il reparto produttivo per la costruzione delle attrezzature medio grandi (fino a 22 tonnellate), ma anche la sezione Ricerca e Sviluppo, l’ufficio acquisti, e la sezione commerciale per Italia ed estero. Per ogni divisione, un responsabile di prodotto si occupa dei miglioramenti di gamma. «Gli escavatori infatti, spiega Paolo, sono in continua evoluzione per l’aumentare delle pressioni operative, e di conseguenza le attrezzature devono essere aggiornate di continuo». Il personale operativo a Mirandola è composto da 50 unità, ma tenendo conto degli stabilimenti all’estero in cui vengono costruite altre linee di prodotto, e delle filiali commerciali dirette, si arriva a circa 100 unità. La clientela di Mantovanibenne va dalla piccola impresa edile a conduzione familiare, alla grande impresa multinazionale che opera in tutta Italia e nel mondo nei settori delle costruzioni, demolizione e riciclaggio. Grazie all’esperienza accumulata in tanti anni di lavoro a diretto contatto con il cliente, Mantovanibenne sa quanto sia fondamentale rispondere tempestivamente alle sue richieste e fornire un valido supporto di assistenza tecnica. L’azienda dispone di un efficace servizio di assistenza tecnica e post vendita in grado di affrontare in modo professionale le diverse problematiche del cantiere. L’intervento di tecnici qualificati offre la possibilità al cliente di verificare e risolvere eventuali problemi direttamente in cantiere o presso la sede aziendale. Grazie a diverse officine mobili, Mantovanibenne raggiunge i clienti in ogni parte del mondo per effettuare manutenzioni o start-up su nuove attrezzature, mentre una pronta assistenza telefonica e un qualificato Call center multilingue forniscono informazioni tecniche per la manutenzione, l’installazione e l’utilizzo delle attrezzature, oltre a rispondere a richieste di parti di ricambio. Inoltre, grazie a un’efficace raccolta dati provenienti dalla rete di vendita e assistenza, l’azienda può disporre dei feelback necessari a migliorare le risposte al service e perfezionare adeguatamente le proprie attrezzature rendendole ancor più competitive.

La crisi e il terremoto

Ancor prima del terremoto, ci ricorda Paolo Mantovani, l’azienda ha dovuto fare i conti con la crisi economica che dal 2009 colpisce i mercati europei e mondiali determinando un forte rallentamento e in alcuni casi il tracollo di molti settori. Inevitabilmente anche questa azienda ne ha risentito: i pochi lavori nei settori pubblico e privato hanno fatto sì che le imprese riducessero drasticamente gli acquisti di attrezzature, molti ordini sono stati annullati, la produzione ha avuto forti rallentamenti. Unico spiraglio, il mercato estero. Succesivamente c’è stata una leggera ripresa, i clienti hanno iniziato a riacquistare ma con trattative più lunghe e con molta più cautela, vanificando qualsiasi pianificazione. Ma proprio in piena crisi, il settore Ricerca e Sviluppo di Mantovanibenne non si è mai fermato, investendo di continuo per aggiornare le attrezzature. Poi, il 20 maggio 2012, esattamente alle 4,04 del mattino, la violenta scossa di terremoto con epicentro a Finale Emilia, e la successiva, il 29 maggio, questa volta con epicentro a Mirandola. «Già la prima scossa aveva provocato danni, spiega Paolo, ma la seconda ha dato il colpo di grazia. Non ci aspettavamo certo un terremoto in una zona che non è mai stata dichiarata a elevato rischio sismico». Nello stabilimento, i semilavorati pesanti sono crollati danneggiando in modo grave le attrezzature produttive e facendo qualche ferito lieve, ma ad alcune aziende limitrofe a Mantovanibenne è andata anche peggio, perché nei crolli sono morte alcune persone. Dalle prime verifiche è emerso che oltre l’80% della superficie coperta dell’azienda era lesionata in modo grave e con danni che rendevano inagibili i capannoni a causa del crollo di molti pannelli prefabbricati. Dopo un giustificato attimo di sconforto, Paolo Mantovani, la sorella Roberta e il padre Alberto Mantovani, si sono resi conto che questa consolidata realtà modenese nel 2013 avrebbe compiuto 50 anni: era indispensabile riattivarla al più presto e con le proprie forze. In tale circostanza, hanno avuto un ruolo determinante i tecnici e i dipendenti, che nonostante le proprie abitazioni lesionate, sono stati sempre presenti e vicini all’azienda. Inoltre, proprio l’ingegner Alberto Mantovani ha ricevuto dall’Accademia Militare di Modena la nomina di Cadetto ad Honorem, a seguito del suo ruolo di leader nel risollevare e far ripartire l’azienda dopo il terremoto. Così, insieme ai tecnici strutturali, la famiglia Mantovani ha fatto il punto per dare inizio al piano di ristrutturazione dello stabilimento. Le parti pericolanti dei capannoni sono state transennate in attesa di essere ristrutturate e, dove necessario, demolite e ricostruite. Il primo step ha previsto la delocalizzazione del materiale rimasto integro per ripristinare il servizio Assistenza e ricambi che in meno di 10 giorni è stato attivato in un capannone antisismico vicino a Modena. In effetti l’area colpita dal sisma, compresa tra Mirandola, Carpi, Concordia, Rovereto, Cavezzo, S. Felice sul Panaro e Finale Emilia si è trasformata in un immenso cantiere «di emergenza», con molti escavatori provenienti da ogni parte d’Italia le cui attrezzature necessitavano di un continuo supporto tecnico. Ma era essenziale ripartire in breve tempo anche con l’attività commerciale e produttiva. Così, essendo totalmente inagibili anche gli uffici, i server del sistema informatico sono stati spostati e cablati all’interno di containers resi disponibili all’azienda grazie alla solidarietà di alcuni clienti, mentre per far fronte alle commesse già acquisite, la produzione di Mirandola è stata trasferita negli stabilimenti Mantovanibenne all’estero, e il personale, distribuito su altre aziende esterne al sisma e all’estero.

 

 

La ricostruzione

Nel mostrare la situazione dello stabilimento, Paolo Mantovani ci ricorda che, dei 9mila m² coperti, oltre l’80% è stato danneggiato in modo grave, e il 50% di questo è stato demolito e ricostruito ex novo con criteri antisismici. Altri capannoni invece, hanno richiesto solo la messa in sicurezza di pilastri e colonne per adeguarli alle odierne normative. Alcuni reparti produttivi sono stati riportati a Mirandola tra gennaio e febbraio 2013, mentre il magazzino ricambi è stato trasferito proprio in questi giorni nello stabilimento rinnovato. Attualmente, neglillo stabilimento di Mirandola l’attività è stata riavviata al 70%, e a fine di maggio, a un anno esatto dal sisma, sarà completa. Oltre alla produzione di benne, pinze e frantumatori per grossi escavatori, a Mirandola verrà prodotta l’intera gamma di cesoie per il rottame ferroso, dalla più piccola alla più grande da 220 quintali. «Abbiamo affrontato una dura prova, sottolinea Paolo Mantovani, ma grazie alla nostra tenacia non ci siamo mai fermati, focalizzandoci sugli obiettivi dell’azienda». In effetti, già da quando è iniziata la crisi a livello globale, anziché ridimensionare, Mantovanibenne ha deciso di incrementare le risorse umane, investendo molto sull’espansione commerciale ma anche sul settore Ricerca e Sviluppo per completare la gamma e migliorare l’affidabilità dei prodotti, selezionando al meglio i propri fornitori di materiali. Va sottolineato che la produzione non è stata interrotta neppure durante il sisma: basti pensare che subito dopo il terremoto lo staff si è attivato per progettare, costruire e consegnare, in autunno, la nuova cesoia SH E2000 Eagle II. E tutto sommato, nonostante gli eventi, i numeri di fatturato del 2012 non sono andati poi così male. In attesa di inaugurare il nuovo stabilimento e festeggiare a breve i 50 anni di attività dell’azienda, Paolo Mantovani guarda al futuro con fiducia. «Punteremo sui mercati emergenti, sottolinea, ma ci sono importanti segnali di ripresa anche in Italia, dove alcune imprese di costruzione e demolizione si sono rafforzate e ricominciano a fare investimenti. Penso che il nuovo governo e le Regioni si occuperanno seriamente del nostro territorio, che necessita di urgenti manutenzioni e nuove infrastrutture. Ci sarà da lavorare, e noi ci saremo, con le nostre attrezzature».

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