Io andrò al Samoter.
Mi sembra giusto sottolinearlo e mi sembra giusto esserci per dare forza a un comparto produttivo che ne ha fortemente bisogno.
Tutto questo non significa che io abbia di colpo cambiato idea su cosa pensi di alcuni personaggi che hanno affossato una fiera di respiro internazionale rendendola l’ombra di se stessa.
Non significa nemmeno che la presenza del sottoscritto sia fondamentale – anzi – per la riuscita della manifestazione.
Sarò presente – insieme ad altri miei colleghi – per fornire la massima visibilità e informazione a tutti coloro che saranno presenti e avranno investito per mantenere vivo un appuntamento che fa parte del circuito internazionale del CECE – Committee for European Construction Equipment insieme a Bauma e Intermat.
Mi sembra giusto e doveroso essere presenti per capire i motivi – ben anche siano già sostanzialmente chiari – del perché il Samoter sia in uno stato di crisi così grave.
Sarò presente per ribadire alcuni concetti che – volenti o nolenti – sono di estrema attualità e di cui i media parlano tutti i giorni.
Ovviamente non in merito al Samoter in se’ ma – più in generale – in merito ai dirigenti di enti che – in qualche modo – hanno un controllo politico e sono legati alla gestione della cosa pubblica. E le fiere sono enti di questo tipo.
Quello che è sicuro è che io andrò al Samoter e voglio fornire il mio contributo per raccogliere idee, incontrare persone, discutere con loro e scambiare opinioni.
Sono dell’idea che il Samoter meriti decisamente di più di quanto non gli viene concesso e che la sua capacità di essere nuovamente un punto di riferimento meriti attenzione da parte degli operatori di settore con idee nuove, proposte e suggerimenti da parte di chi vive concretamente il nostro settore ogni giorno.
Ma tutto questo non si può fare senza l’aiuto di tutti e senza raccogliere le idee di coloro che sono presenti in fiera in modo attivo perché – in qualche modo – credono in questa manifestazione.
Le critiche aspre, forti e risolute devono andare di pari passo con proposte concrete che servano per crescere e proporre nuove chiavi di lettura del mercato e delle reali esigenze di chi opera quotidianamente in una realtà complessa, in forte difficoltà e che richiede grande adattamento.
Una organizzazione della fiera che ragioni per specializzazioni e non per semplici marchi e in cui – settore per settore – si mettano in risalto le peculiarità dei singoli prodotti anche e soprattutto con dimostrazioni dinamiche del funzionamento delle macchine.
Il Bauma – per certi aspetti – ragiona già in questo modo nei limiti delle capacità economiche e organizzative delle singole aziende.
Una formula che funziona e in cui la concretezza dell’impiego va di pari passo con la classica esposizione statica che – oggettivamente – ha fatto il suo tempo.
Ma non solo.
Occorre che ci sia un progetto ben definito andando a puntare verso quei mercati di cui l’Italia è interlocutore diretto e privilegiato.
Tutto questo è possibile solo se tutto il sistema lavora compatto e se le idee costruttive arriveranno da parte di tutti i protagonisti.
Non si tratta solo del destino di una fiera ma di un intero comparto produttivo.
E il compito di chi lavora in questo comparto è di inventare nuove idee e nuove soluzioni per renderlo di nuovo competitivo.
