Test

Uno Zaxis 890 LCH nella terra dei Giganti

E’ lo straordinario scenario naturale delle cave di marmo di Carrara il banco di prova dello Zaxis 890 LCH di Hitachi, distribuito da SCAI spa in Italia.  Un test fra i più impegnativi al mondo, che il cingolato di casa Hitachi supera a pieni voti grazie a una generosa idraulica che va di pari passo con una controllabilità ai limiti della perfezione. Senza consumare troppo.

Un gigante in cava

Scenografiche, ricche di storia, terribilmente impegnative per uomini e mezzi. Non a caso, solo i migliori sono quotidianamente all’opera nei siti estrattivi carrarini: le migliori imprese, i migliori operatori e, naturalmente, le migliori macchine. E anche le più grandi, perché in cava non si scherza nemmeno in fatto di dimensioni: le decine di tonnellate di ognuno dei blocchi quotidianamente estratti esigono mezzi capaci di svolgere il loro lavoro senza esitare, produttivamente e in sicurezza. Non stupisce quindi di trovare in uno dei siti estrattivi più importanti del comprensorio del marmo, la Cave Lazzareschi di Colonnata (Ms), un peso massimo come l’escavatore cingolato Hitachi Zaxis 890 LCH, un gigante da quasi 90 tonnellate che tra i picchi delle Apuane sembra esserci nato, tanta è la disinvoltura con cui ogni giorno affronta i suoi onerosi compiti. Con un ottimo equilibrio tra affidabilità, produttività e consumi, come da tradizione del marchio nipponico.

Rendering di Gaetano Di Falco

Il cantiere

Movimentiamo oltre 100 mila tonnellate di materiale l’anno, per una resa media in termini di materiale venduto intorno al 30% con picchi che, come nell’ultimo anno, possono arrivare a sfiorare il 40%“. Ci accoglie con queste parole Alvise Lazzareschi, titolare delle storiche cave omonime, un’istituzione nel comprensorio carrarino. Lo Zaxis 890 LCH è l’ultimo ingresso nel parco macchine dell’azienda, che complessivamente include quattro escavatori cingolati Hitachi di diverse taglie, dal “piccolo” 450 alla new entry 890. “Quello con Hitachi è un matrimonio ormai di lunga data, che poggia su tre cardini ben precisi: qualità costruttiva delle macchine, produttività e un’assistenza impeccabile, cui provvede la sede Scai di Carrara. Le macchine accumulano in media circa 1000 ore di lavoro all’anno, ma sono ore straordinariamente impegnative e che le mettono a durissima prova sotto ogni aspetto, da quello puramente meccanico all’idraulica passando per i consumi. La decisione di riconfermare non solo la nostra fiducia a Hitachi, ma di puntare su un modello importante come lo Zaxis 890 LCH è frutto degli eccellenti risultati che abbiamo ottenuto negli anni, e che questa nuova macchina sta pienamente confermando in questi primi mesi di attività“.

Primo contatto: facile da approcciare

Abbiamo visto all’opera lo Zaxis 890 LCH in un’operazione particolarmente impegnativa e che, oltre  potenza e stabilità, richiede anche una certa precisione sia nel posizionamento che nei movimenti del braccio, il ribaltamento di una grande sezione del fronte di coltivazione preventivamente allentata per mezzo di microvolate di esplosivo. Un banco di prova, quindi, particolarmente significativo per testare le attitudini dell’escavatore sotto diversi aspetti.

Ci accoglie a bordo una cabina spaziosa e dagli interni ben curati, sia in termini di abitabilità che per completezza e facilità di consultazione della strumentazione; una nota di merito anche per la visibilità, supportata anche da una telecamera posteriore particolarmente preziosa vista la taglia importante della macchina. L’isolamento acustico è ben curato e al minimo i 16 litri del motore Isuzu sono quasi impercettibili, con una rumorosità che aumenta solo leggermente al salire di giri del motore. Con le sue quasi 90 tonnellate di peso l’890 comunica una piacevole sensazione di sicurezza e stabilità, pur risultando al tempo stesso molto reattivo negli azionamenti grazie al generoso dimensionamento dell’impianto idraulico; bene anche la controllabilità, che risulta apprezzabile già al primo approccio con la macchina.

Al lavoro: potenza e controllo

Una volta raggiunto il fronte di cava, la macchina si trova alle prese con un’operazione che richiede tanta potenza ma anche molta precisione. Il ribaltamento a terra della grande sezione di materiale precedentemente allentato richiede infatti il suo distanziamento dal fronte di coltivazione e la sua progressiva inclinazione, mentre contemporaneamente un secondo mezzo d’opera colma il vuoto che viene a crearsi con materiale di risulta fino a raggiungere l’angolo di caduta. Volumi e pesi in gioco sono estremamente rilevanti, quindi al braccio dell’escavatore è richiesta una forza di tiro molto elevata, e alla macchina la capacità di mantenere un assetto equilibrato senza scomporsi; al tempo stesso, la necessità di operare con una lenta progressione per mantenere uomini e mezzi in condizioni di assoluta sicurezza richiede alla macchina una precisione e delicatezza nei movimenti quasi chirurgica, soprattutto per un modello di questa taglia.

Per quanto riguarda il primo aspetto, nessuna sorpresa: gli oltre 500 litri di portata idraulica garantita da ciascuna delle due pompe che equipaggiano la macchina ci sono tutti e si fanno sentire. L’890 LCH si esibisce in una notevole dimostrazione di forza, muovendo senza alcuna fatica apparente diverse decine di tonnellate pur rimanendo al tempo stesso solidamente ancorato al suolo. Quando però si tratta di lavorare di fino, l’escavatore svela la sua anima più docile, operando quasi in punta di fioretto per smuovere la grande porzione marmorea di poche decine di centimetri alla volta, quel tanto che basta per svolgere le delicate operazioni di ribaltamento in tutta sicurezza. L’impressione è quella di trovarsi davanti a una macchina che, nelle giuste mani (e quelle dell’operatore che ci ha accompagnato nella prova erano davvero straordinarie), è veramente capace di tutto.

Produttività e consumi di nuova generazione

L’ingresso nel parco macchine di Cave Lazzareschi dello Zaxis 890 LCH è stato particolarmente significativo anche perché, andando a sostituire una macchina Hitachi di taglia inferiore e ormai datata, ha consentito non solo di valutare in assoluto prestazioni, consumi e costi di esercizio, ma anche di apprezzare i notevoli avanzamenti tecnologici apportati dal costruttore nipponico sulle sue gamme più recenti. Malgrado il tasso di utilizzo in termini di ore/anno non sia particolarmente elevato, infatti, l’escavatore è soggetto a carichi di lavoro molto pesanti che tendono inevitabilmente a riflettersi sui consumi, una voce molto importante nei costi di gestione legati alle attività estrattive e che, date le elevate esigenze di produttività, non può certo essere tenuto sotto controllo con un utilizzo conservativo della macchina.

La buona notizia è che l’890 LCH non costringe a nessun compromesso, evidenziando consumi sotto controllo anche nelle operazioni più onerose grazie al propulsore di moderna concezione, alla sofisticata logica di controllo dell’impianto idraulico e alle diverse modalità di lavoro disponibili. Come confermato dallo stesso titolare della cava, rispetto alla macchina che l’890 è andato a sostituire il salto di qualità è netto. Altrettanto positivi i giudizi per quanto riguarda i costi di manutenzione, altra voce di notevole impatto sui costi di possesso, per la cui gestione Cave Lazzareschi ha sottoscritto un contratto di manutenzione programmata con la filiale SCAI locale. L’eccellente qualità costruttiva dell’escavatore, unitamente ad alcune soluzioni costruttive (motori di traslazione protetti, perni trattati termicamente, filtri a vite, raffreddamento ad alta efficienza, separatore d’acqua) rendono la macchina decisamente poco impegnativa dal punto di vista manutentivo.

testi di Roberto Negri – Video di Stefano Troilo – Operatore drone Francesco Ciceri