Transizione energetica

Stop alle emissioni con Haulotte

Quale protagonista di primo piano nel segmento industriale delle piattaforme aeree, Haulotte da tempo si impegna a sviluppare nuove tecnologie di alimentazione “pulita” delle sue macchine al fine di limitare le emissioni di CO2 e rispettare l’ambiente, portando il proprio contributo alla sfida, ancora impegnativa, che porta alla fine all’uso di combustibili fossili come il petrolio. C’è un urgente bisogno, infatti, di ridurre le emissioni e di rispondere alle sfide climatiche e agli obiettivi fissati dall’Unione Europea di “zero carbon” entro il 2050.

Queste nuove soluzioni tecnologiche, come quelle elettriche (sia a batteria che a “fuel cell”), per imporsi a pieno non devono solo rispettare l’ambiente, ma devono anche essere economicamente competitive, efficienti nel loro utilizzo, e soddisfare le esigenze dei clienti. Per approfondire il tema in materia di emissioni Haulotte ha organizzato una tavola rotonda per mettere a confronto le voci di alcuni operatori esperti – un’azienda di noleggio, un produttore di componenti per il settore automobilistico, un’azienda del comparto energetico, e dei ricercatori – che hanno discusso del futuro dell’energia, in particolare nel campo della motorizzazione, e delle azioni da intraprendere per una transizione di successo dal termico all’elettrico.

Emissioni zero. Come?

Il settore dell’energia è cambiato più negli ultimi 10 anni che in un intero secolo. Petrolio, gas e combustibili fossili sono ancora dominanti, ma è in corso la transizione verso alternative come il fotovoltaico, l’eolico, il biogas e l’idrogeno, e queste nuove fonti di energia diventeranno sempre più accessibili”, è l’opinione dell’esponente dell’azienda che opera nel campo della fornitura di energia elettrica, molto coinvolta nello sviluppo delle celle a combustibile a idrogeno.  “Oggi le grandi rivoluzioni in campo industriale sono quelle dell’ambiente, della transizione energetica, oltre che dei dati. Ad esempio, i veicoli elettrici sono equipaggiati con dispositivi “intelligenti” gestiti telematicamente da remoto. A tutto questo si aggiunge l’altra sfida del nostro ecosistema che è l’economia circolare. Oggi, quando una parte è danneggiata, cambiamo tutto”.

Su quest’ultimo tema la visione del rappresentante dell’azienda produttrice di componenti per l’automotive è chiara: “Dobbiamo passare al riciclo e alla rigenerazione dei prodotti”. Prosegue il discorso uno dei ricercatoci che afferma: “La transizione energetica significa passare da una mobilità a propulsione unica, con il petrolio quale fonte di energia e la combustione come convertitore, a mobilità diversificate, con più soluzioni di alimentazione energetica e di conversione a seconda dell’utilizzo. E i dati sono essenziali per qualificare questi usi; sono uno strumento per supportare e guidare le decisioni verso la migliore strategia nell’uso dell’energia. L’altra sfida in questa transizione è considerare l’impatto in termini di emissioni di CO2 dell’intero processo produttivo e di fine vita, studiando quindi l’intero ciclo”.

Lo chiede il mercato

Oggi il mercato esprime una domanda forte di macchine competitive, ad alte prestazioni e ad emissioni zero, quindi “carbon free” destinate ai professionisti della mobilità, specialmente nei cantieri. “I nostri clienti le richiedono nei cantieri, anche perché nelle richieste degli appaltatori la limitazione delle emissioni di CO2 sta diventando sempre più centrale. E nelle grandi città, con le zone a traffico limitato, sarà sempre più difficile entrare con macchine diesel. Bisogna quindi trovare rapidamente soluzioni concrete”, sottolinea l’operatore della società di noleggio”.

Ma per il momento i veicoli “carbon free” soffrono di un handicap rispetto ai motori a combustione: la difficoltà di accesso alle fonti di ricarica dei motori.

Superare i limiti dell’elettrico

Non sappiamo ancora come rendere competitivo l’idrogeno, e per i veicoli elettrici gli ostacoli sono due: l’autonomia, reale o presunta, e il costo di acquisto. L’energia nucleare fornisce elettricità a basso costo e a basse emissioni di carbonio, ma è una tecnologia che genera rifiuti e scorie sul lungo periodo. Occorre quindi guardare al bilancio energetico complessivo e orientarsi verso le energie rinnovabili con il minor spreco possibile”, afferma il rappresentante di un istituto di ricerca specializzato in energia e mobilità.

L’elettricità offre maggiore comfort, soprattutto in termini di acustica, ma l’autonomia dei mezzi elettrici nei cantieri resta un problema reale: per le macchine da interno non ci sono particolari problemi, ma all’aperto, ad esempio, una pala elettrica ha circa solo 2,5 ore di autonomia. La ricarica richiede quindi un cambiamento nel modo in cui è organizzato il lavoro. Stiamo ancora testando queste nuove macchine per fornire un feedback al produttore sul loro utilizzo con i dati raccolti. Riteniamo infatti che queste macchine possano godere di benefici derivanti dallo sviluppo coordinato tra costruttori e utenti“, sottolinea il noleggiatore professionale.

L’utilizzatore al centro

 “La situazione è diversa tra i vari mezzi utilizzati nel mondo professionale. Il settore dell’edilizia e dei lavori pubblici, ad esempio, è più avanti in termini di uso condiviso dei mezzi grazie alla diffusione delle società di noleggio. Se i veicoli a idrogeno sono costosi da produrre, una delle soluzioni sta nella condivisione. Oggi mancano materiali e metalli rari, il cui prezzo è in costante aumento e stanno così diventando molto costosi, proprio come l’energia. Sarà quindi necessaria una buona gestione delle risorse e dei materiali attraverso la condivisione, passando cioè da una società del possesso a un’economia dei servizi”, afferma uno dei ricercatori specializzato nelle nuove mobilità.

L’idrogeno è la giusta soluzione per i veicoli e i mezzi professionali perché fornisce molta energia per un uso intensivo con un tempo di ricarica rapido. Oggi l’idrogeno costa circa 1.000 euro per kWh, ma l’obiettivo è raggiungere i 30 euro. Ciò ovviamente non succederà da un giorno all’altro anche per le immaginabili “resistenze”. Le innovazioni tecnologiche per i veicoli elettrici, inoltre, non sono arrivate dalle grandi case automobilistiche tradizionali, ma da “newcomer” come Tesla”, sottolinea l’esperto dell’azienda del settore energia.

Verso un mondo senza emissioni

La Cina è sempre stata nelle retrovie per quanto riguarda le innovazioni dei motori termici. Anche per questo hanno scelto di abbandonare questa competizione per fare un salto tecnologico e mettere tutte le loro forze nell’elettrico. I veicoli elettrici saranno dominanti nel settore automobilistico: a lungo termine sappiamo che i nostri impianti di produzione di frizioni e alternatori sono condannati a sparire, perché queste componenti non saranno utilizzate nei veicoli elettrici; stiamo quindi trasformando le nostre linee in fabbrica per produrre motori elettrici per piccoli oggetti di mobilità“, afferma il produttore di componenti automobilistiche.

La sfida è trasformare la flotta da termica a elettrica. Ci vorranno 10 anni, e dovremo quindi trovare nuove economie di scala e lavorare sui volumi. E questo a breve termine”, conclude l’imprenditore del noleggio professionale.