L'intervista

Pronti per nuove sfide

articolo di Emiliano Raccagni

Il sisma emiliano del 2012 e anni di crisi del settore non hanno vinto la determinazione della Mantovanibenne, che ha saputo reagire all’emergenza e oggi affronta a viso aperto i mercati: ce ne parla il vicepresidente Paolo Mantovani.

Con centinaia di persone accorse, letteralmente, da tutto il mondo per salutarti e festeggiarti, sarebbe stato facile cadere nell’autocelebrazione. Eppure, chi era presente a Mirandola, nel Modenese, per assistere alla riapertura della principale sede di Mantovanibenne dopo la tragica parentesi del terremoto che nel 2012 ha colpito al cuore proprio questo territorio, può giurare che la giornata è stata all’insegna della sobrietà e della compostezza, seppur con l’emozione di vedere concretizzarsi il sogno di tanti mesi di duro lavoro. Il perché ce lo spiega Paolo Mantovani, vicepresidente e responsabile marketing e vendite dall’azienda modenese, che ci corregge subito alla prima, inevitabile domanda sul significato di «ripartire».

Paolo Mantovani

“In realtà – dice Mantovani- ripartire non è il termine esatto, perché noi non ci siamo mai fermati. Non solo perché abbiamo lavorato sodo per far rinascere la nostra sede storica, questa volta con tutti i moderni criteri antisismici, quanto perché in questi mesi seguiti al terremoto non solo non ci potevamo permettere di sparire dal mercato per cause di forza maggiore, ma non lo abbiamo pensato nemmeno per un attimo. Avevamo delle commesse importanti da portare a termine, e ci siamo attrezzati per limitare i danni e influire il meno possibile sul ciclo produttivo. Sono stati utilizzati dei container per gli uffici, la produzione è stata momentaneamente delocalizzata nelle nostre sedi in Bulgaria, Cina e Francia, pur con tutte le difficoltà del caso legate alla logistica e alla differente utilizzazione delle diverse fabbriche. Non è stata certo una passeggiata ma, per rendere l’idea, siamo riusciti a consegnare una cesoia da 20 tonnellate progettata in un container da tecnici che qui a Mirandola avevano da affrontare ognuno i propri disagi personali dovuti al sisma e interamente costruita all’esterno. Lo considero il modo migliore per dire che in realtà non ci siamo mai fermati”.

Parliamo di mercati e di come li avete affrontati in un momento di disagio estremo, oltre che per il terremoto, anche per la crisi economica che ha colpito molti dei vostri settori di interesse.

“È indubbio che i problemi dl 2012 si siano sommati a una situazione generale che già dal 2009 aveva segnato pesantemente l’andamento economico. Ciononostante, abbiamo chiuso lo scorso anno in maniera positiva. Certamente la situazione di fondo è andata peggiorando di anno in anno. Il settore dell’edilizia privata, ma anche quello delle opere pubbliche in Italia e in Europa è entrato in una fase pesante di ristagno. Calavano le commesse e anche quando si consegnava regolarmente abbiamo dovuto iniziare a fare i conti con casi di difficoltà di pagamento da parte dei clienti. Come è accaduto più o meno a tutti, del resto”.

Guardando al futuro, vedete segnali di ripresa? Proprio alcune settimana fa uno studio di ANCE certificava ancora una volta il drastico calo del settore delle nuove costruzioni in Italia ma, per la prima volta, sottolineava che molte imprese riescono parzialmente a riscattarsi aumentando il lavoro all’estero. È lì che bisogna guardare?

“Certamente questo è vero anche per tutte le imprese che, come noi, sono al servizio dell’edilizia. Non solo la crisi, ma anche la logica di mercati sempre più fluidi e globali impongono di rafforzarsi all’estero. Dobbiamo dire che, con un certo margine strategico, ci eravamo mossi per tempo con l’apertura delle nostre realtà produttive in Bulgaria, Cina e Francia e con una rete distributiva che guarda con particolare favore ai mercati statunitense, africano e del Medio Oriente. In tal senso è giusto potenziare ancora la già forte presenza della società sui mercati nazionali e internazionali, che copre oltre il 60% della produzione e dai rapporti di collaborazione con i partner più famosi e importanti del settore”.

Un altro tema «caldo» è rappresentato dalla forte spinta verso la rigenerazione urbana, il recupero delle aree dismesse, le ricostruzioni. Un settore che vi favorisce?

“Indubbiamente e non a caso avvertiamo molta positività attorno a questi temi e, con due divisioni specializzate proprio nella fornitura di frantumatori per la demolizione e nelle cesoie per il rottame ferroso, crediamo di avere le carte in regola per sfruttare questa eventuale onda lunga. Va detto però che non si possono subire passivamente le decisioni di pianificazione urbanistica o l’onda lunga dei mercati. Serve invece puntare su un’offerta di qualità e sulla capacità di essere sempre più flessibili nei confronti delle esigenze del cliente. Banalizzando il concetto, credo sia davvero terminato il momento della «vendita chiavi in mano a catalogo”.

Questo vuol dire investire in ricerca?

“Investire in ricerca è doveroso e in questi cinquanta anni di attività la cosa non ci ha mai spaventato. Siamo stati tra i primi a credere nelle potenzialità dei primi sistemi di progettazione CAD e nelle linee produttive a controllo numerico e ancora oggi è lo stesso principio che ci ha portati a investire nel 3D e nella completa informatizzazione di ogni reparto. A questo, come dicevo, deve accompagnarsi sempre più la capacità di curare la propria rete di clientela. Nel nostro caso si passa dalle piccole imprese famigliari a grandi multinazionali: esigenze diverse da seguire con uguale attenzione. Lo facciamo con il nostro servizio post vendita e con l’assistenza, anche attraverso la ricambistica online. I nostri tecnici sono in grado di offrire supporto anche sul posto con officine mobili o quando è richiesta la nostra presenza per i primi passi di nostre nuove macchine sul cantiere. È in oltre attivo un servizio usato, con materiali esclusivamente di nostra produzione e chiaramente garantiti in ogni aspetto”.

Quali i prodotti sui quali puntare nei prossimi mesi?

“In fatto di novità, l’ultima nata è la cesoia SH2000 Eagle II, che simbolicamente ma non troppo, avremmo potuto battezzare 21-05-2012 richiamando la data del terremoto, perché proprio dopo l’evento sismico questa macchina è stata progettata e prodotta, con un design innovativo e materiali leggeri e resistenti all’usura che ne aumentano le prestazioni. Stiamo parlando di una cesoia che assicura un taglio preciso e netto nonostante le grandi dimensioni: lunga oltre sei metri con un apertura di oltre 1200 mm, dotata di grandissima precisione grazie a un sistema di rotazione idraulica a 360°. Un prodotto nuovo che accompagna un’ampia gamma di pinze, frantumatori, demolitori, vagliatrici, cesoie per rottame ferroso. Il tutto con una rinnovata possibilità di personalizzazione a seconda delle esigenze del cliente. Il nostro reparto ricerca e sviluppo è ancora al lavoro e nei prossimi mesi ci saranno diversa novità che in questo momento non posso anticipare nei dettagli”.

Avete in programma di essere presenti a prossimi eventi fieristici ed espositivi?

“Quest’anno, pur in pieno lavoro di ricostruzione post sisma, non siamo mancati al Bauma di Monaco e siamo in oltre stati presenti al Ctt di Mosca dello scorso giugno. Siamo anche stati ad  Ecomondo, che  ha avuto luogo  a Rimini dal 6 al 9 novembre, mentre dobbiamo ancora valutare altre manifestazioni”.

 

Guarda il video con l’intervista ad Alberto Mantovani

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