Il mescolatore, questo sconosciuto. Qual è il rapporto tra Italia e calcestruzzo premescolato? Un talk show organizzato da Unacea fa il punto sulla situazione
Durante il Made Expo tenutosi recentemente a Milano, e nell’ambito di Made in concrete, progetto ideato da ATECAP interamente dedicato al calcestruzzo e al calcestruzzo armato, Unacea ha organizzato un talk show dal titolo Calcestruzzo industriale premescolato. Una tecnologia al servizio della sicurezza, dell’ambiente e dell’efficienza aziendale, avente come tema l’utilizzo del mescolatore nelle produzioni di calcestruzzo realizzate in Italia. Dopo il saluto introduttivo di Maurizio Grandi, direttore di Assobeton, il segretario generale Unacea Luca Nutarelli, moderatore dell’evento, ha dato il via al dibattito chiedendo ai partecipanti, in modo provocatorio, quali siano gli ingredienti e il giusto metodo per fare un buon calcestruzzo nel nostro paese. Ne è emerso che purtroppo in Italia questa tecnologia non è ancora stata accolta come dovrebbe. Infatti, a differenza degli altri paesi europei e in parte mondiali, dove il mescolatore risulta essenziale per ottenere una miscela di qualità, nel nostro paese, dove non ne esiste l’obbligo di utilizzo, la produzione industrializzata di calcestruzzo è effettuata per oltre l’85% ancora «a secco», e ciò può compromettere la durata nel tempo e la sicurezza delle costruzioni, siano esse grandi opere pubbliche o edilizia privata. Ancora tanto si deve fare per cambiare le cose. Occorre partire da un’efficace campagna d’informazione nei confronti dei produttori di calcestruzzo, dei progettisti e delle istituzioni pubbliche, per convincerli che, grazie al processo di premescolazione si può ottenere un prodotto con migliore affidabilità, resistenza e durata, senza contare i benefici ambientali derivanti dalla riduzione delle emissioni gassose, e le economie realizzabili per le stesse imprese utilizzatrici. L’impiego del mescolatore, infatti, a fronte dell’investimento iniziale permette ingenti risparmi grazie a un utilizzo più efficiente degli ingredienti, e grazie al risparmio di carburante delle autobetoniere e alla minore usura delle stesse.
Premescolato: tanti i vantaggi
Che il mescolatore sia uno strumento essenziale per fare un buon calcestruzzo non ci sono dubbi. Paradossalmente però l’Italia, come sottolinea Silvio Cocco, presidente dell’Istituto Italiano Calcestruzzo, esporta questa tecnologia in Europa e in Africa ma ancora non è in grado di imporla sul proprio territorio. Pochissime le eccezioni, come il caso di Holcim che ha fornito al cantiere milanese di Porta Nuova un impianto dotato di mescolatore, rispondendo all’obbligo previsto dal capitolato d’appalto. Proprio l’Istituto Italiano Calcestruzzo, associazione no-profit che si occupa di assistenza agli associati che producono calcestruzzo, ma anche di formazione e ricerca nella messa a punto di nuove tecnologie, ha svolto un’indagine sul mercato nazionale considerando alcuni impianti di betonaggio che avevano il doppio caricamento, e ha constatato che, a parità di cemento, aggregati e additivi, il mescolatore garantisce una migliore qualità del calcestruzzo, affidando all’autobetoniera esclusivamente il compito di trasportare il materiale. Infatti l’impianto con mescolatore, controllando i dosaggi dei vari ingredienti e l’umidità degli aggregati, rende il calcestruzzo più omogeneo, cremoso e privo di segregazioni, e si può così ottenere un prodotto impermeabile e quindi più resistente nel tempo, con maggiori vantaggi in termini economici. Da non sottovalutare, per l’impresa di costruzioni, la lavorabilità del premescolato, in quanto sul cantiere si stende con facilità e omogeneità senza aggiunte di acqua, e anche la resa estetica, molto richiesta dalla committenza. Ma i vantaggi riguardano anche l’ambiente, in quanto il mescolatore funziona elettricamente e con precisi tempi di miscelazione, contrariamente all’autobetoniera che immette nell’atmosfera gas di scarico, ha consumi elevati di carburante e tempi di mescolazione più lunghi.
Qualità garantita
Nel corso del talk show è emerso che alcune associazioni, imprese e società di ingegneria italiane, hanno accolto con entusiasmo il mescolatore, al punto di incentivarne la tecnologia. Per esempio Giancarlo Rinaldi, responsabile del settore supporto tecnico cantieri di Italferr (società di ingegneria del gruppo Ferrovia dello Stato che opera sul mercato italiano e internazionale nel campo ingegneria dei trasporti), ci spiega che Italferr, dopo accurati studi, ha scelto di inserire nei propri capitolati d’appalto la presenza del mescolatore per stare al passo con gli altri paesi, prescrivendolo per classi di resistenza maggiori di 40 Megapascal, e in futuro ha intenzione di imporlo, in presenza di appalti che prevedano la produzione di grandi quantità di materiale, per tutte le tipologie di calcestruzzo, dopo aver constatato che il calcestruzzo premescolato, avendo una minore permeabilità agli agenti esterni, garantisce all’opera una maggiore durabilità. Assomix è una realtà costituita da pochi mesi con l’obiettivo di divulgare la cultura del calcestruzzo premescolato proprio tra i professionisti del settore, e Fabrizio Scicali, che oltre a esserne presidente è al tempo stesso direttore dei lavori nel settore delle costruzioni, sottolinea che chi dirige un cantiere non può certamente seguire tutta la catena produttiva del calcestruzzo, i controlli sul prodotto purtroppo avvengono soprattutto dopo il getto, e ritrovarsi con un calcestruzzo privo di determinati requisiti può essere un grande problema che inficia la qualità dell’opera a danno del committente e del direttore dei lavori in termini di responsabilità, portando talvolta alla drastica ma necessaria scelta di demolire l’opera stessa. Da qui l’importanza di avere garanzie già a monte nella produzione di calcestruzzo. Con il contributo di alcune realtà accademiche italiane, Assomix ha svolto studi che dimostrano quanto il calcestruzzo premescolato sia, rispetto a quello prodotto a secco, un materiale di qualità, e ha introdotto nei propri capitolati l’obbligo di utilizzo del premescolatore in fase di produzione di calcestruzzo, affinché sia nelle grandi opere pubbliche che in quelle private non esista il rischio di utilizzare calcestruzzi scadenti. Chiaramente tutto questo sarà facilitato se il quadro normativo attuale introdurrà in modo imprescindibile l’obbligo del mescolatore.
La scelta dei produttori
Tra le poche aziende che utilizzano il mescolatore nel proprio ciclo produttivo c’è Vezzola Spa, realtà bresciana specializzata in estrazione, lavorazione dell’inerte, ricerca e sviluppo, riciclo, e produzione di conglomerati bituminosi. Alessandro Mantovani, tecnologo presso questa azienda, sottolinea che dei cinque impianti aziendali, ben quattro sono muniti di premescolatore, il primo dei quali risale al2001. Inquegli anni il mercato era sprovvisto di un materiale con tali peculiarità, e Vezzola si è assunta il ruolo di pioniere di questa tecnologia. Nel tempo questa scelta si è rivelata gratificante, e dal 2007 sono stati aggiunti tre impianti, di cui uno ad asse verticale e gli altri ad asse orizzontale. Mantovani precisa che rispetto a un impianto a secco, la spesa per un impianto con mescolatore è ovviamente più elevata, sia per il montaggio che per i costi di manutenzione e di usura, ma i risultati a livello qualitativo e di riconoscimento da parte del cliente sono garantiti. Insomma, un investimento che in breve tempo è recuperabile con facilità. Nell’ambito di grandi opere, come nel caso della Brebemi (per la quale ha fornito 300mila m³ di calcestruzzo), Vezzola non ha avuto dubbi sulla scelta di impianti con premescolazione, anche per garantire all’opera un’elevata resistenza. Mantovani sottolinea infine che, mentre con il carico a secco l’autobetoniera deve aumentare i giri del motore per mescolare, il calcestruzzo premescolato garantisce al trasportatore una minore usura del mezzo e un risparmio di carburante.
Mescolatore: quale sarà il futuro?
A fine incontro, Silvio Cocco ricorda che le attuali normative spiegano sì come deve essere un buon calcestruzzo ma non come ottenerlo. Così, sollecitato dagli «addetti ai lavori», il Ministero ha organizzato un Osservatorio a cui partecipano i produttori di cemento, di calcestruzzo, di aggregati e di macchinari per discutere sull’eventualità di apportare modifiche al fine di ottenere un prodotto davvero soddisfacente. Va considerato che dotare un impianto di premescolatore è un’operazione costosa, perché oltre al costo dell’impianto stesso c’è il costo relativo agli adeguamenti, e in questo difficile periodo lo Stato dovrebbe incentivare piccoli e grandi produttori di calcestruzzo che scelgono la qualità. Poi è necessario che in fase di progettazione il progettista prescriva, proprio come fa Italferr, che il calcestruzzo risponda a specifici requisiti, e al tempo stesso anche il proprietario o gestore della futura opera si affidi a progettisti in grado di garantire un’opera durevole, assumendosi la responsabilità della scelta.
Dopo il talk show, Davide Cipolla, amministratore delegato Cifa e consigliere di Unacea con delega ai macchinari per il calcestruzzo, ci ha illustrato la strategia Cifa in questo difficile periodo di crisi economica, spiegandoci anche il suo punto di vista sui mescolatori. «La crisi ha raggiunto in Italia valori significativi, sottolinea Cipolla, ma Cifa ha scelto di contrastare queste difficoltà investendo nel futuro, e poiché da sempre è sensibile alle tematiche ambientali e a quelle sulla sicurezza, ha sviluppato nuovi prodotti e nuovi sistemi validi anche per il mercato italiano». Basti ricordare la recente betoniera ibrida, la gamma di pompe autocarrate con braccio in fibra di carbonio e, in tema di sicurezza, i nuovi sistemi elettronici montati sulle macchine e Cifa Accademy, creata all’interno dell’azienda per formare gli operatori all’utilizzo in sicurezza dei macchinari. Riguardo agli impianti di betonaggio, va detto che Cifa, insieme alle altre realtà di Unacea, crede molto nella mescolazione in cantiere, e per questo ha sviluppato un nuovo mescolatore a doppio asse denominato DNA proprio per la sua forma, un’elica continua che, caricando gli elementi separati all’interno del cantiere, consente di mescolare l’impasto prima in un verso e poi nell’altro per garantire una perfetta qualità del calcestruzzo. Questo mescolatore, proposto in dimensioni da 1 fino a 3 m³ in funzione delle dimensioni dell’impianto, viene montato su tutta la gamma di impianti di betonaggio Cifa, dal Cifamix al più piccolo e facilmente trasportabile Cifamoove. Secondo Cipolla e altri produttori di macchine per calcestruzzo, mentre in Europa e nel mondo l’utilizzo di impianti con mescolatore dotati di un livello tecnologico superiore e soluzioni tecniche migliorative in termini di performance, attenzione all’ambiente e qualità di prodotto reso è molto elevata, in Italia la richiesta è molto bassa, dato che quasi il 90% del mercato è ancora basato sull’impianto che produce a secco e mescola, alla buona, all’interno delle betoniere. Ma allora, che fare per cambiare la situazione? A tal proposito, Cipolla è molto esplicito. Innanzitutto un primo segnale di cambiamento deve partire dagli stessi produttori di macchinari per calcestruzzo che, come sta facendo appunto Cifa, dovrebbero dissuadere il cliente dall’acquisto di impianti a secco, tecnologicamente ormai superati. Poi è necessario che le associazioni dei produttori di calcestruzzo e dei costruttori di macchinari sensibilizzino in modo unanime governo ed enti pubblici in modo che si facciano carico di efficaci modifiche che porterebbero indubbi benefici per tutti. Il governo, per esempio, tramite decreto legge dovrebbe modificare le normative sul calcestruzzo e rendere obbligatorio l’utilizzo del mescolatore, che garantisce opere più resistenti, durevoli e performanti, e ai produttori di calcestruzzo che vogliono investire in impianti con mescolazione tecnologicamente all’avanguardia dovrebbe assegnare incentivi, riconoscimenti o premiarli concretamente attraverso sconti sulle bollette energetiche, poiché scelgono un prodotto di qualità, che dura di più nel tempo, richiede meno manutenzione, fa risparmiare energia ed è compatibile con l’ambiente. Ma la trasformazione deve riguardare anche i progettisti e i produttori di calcestruzzo: i primi devono pretendere nel capitolato l’utilizzo del mescolatore, e i secondi devono convincersi che investire in un impianto con mescolatore è una scelta di qualità che fa la differenza.
Cifamix è la gamma di impianti di betonaggio che garantisce la produzione di calcestruzzo premescolato di alta qualità per soddisfare le esigenze delle società di ready-mix e delle imprese di costruzione.
Gli impianti Cifamix si contraddistinguono per una modularità estrema che permette di realizzare molteplici configurazioni di installazione, sia per capacità produttive che per particolari condizioni climatiche. Essi garantiscono una capacità produttiva di 100 oppure 120 m³/h di calcestruzzo compattato, una qualità costantemente monitorata, un’affidabilità duratura nel tempo, bassi costi di manutenzione e rispetto dell’ambiente, uno spazio di ingombro minimo, una capacità di stoccaggio inerti da 120 m³ fino a180 m³ grazie a un modulo di stoccaggio e dosaggio inerti da 4,5 o 6 scomparti.
Cifamoove è la serie di impianti di betonaggio destinata principalmente alle imprese di costruzione e ai preconfezionatori di calcestruzzo che ricercano elevate caratteristiche qualitative e prestazionali abbinate a una semplice trasportabilità senza onerose operazioni per l’installazione, sia in termini di opere di fondazione che di tempi di messa in funzione.