Cantieri

Un biliardo

OLYMPUS DIGITAL CAMERAdi Cristiano Pinotti

Grazie a un termocontainer EPTC 75 standard prodotto da Elia Peroni, la manutenzione stradale nel comune di Prato ha operato un vero e proprio salto di qualità. Badile e bitume freddo sono solo un ricordo.

Durante l’inverno le nostre strade si trasformano spesso in nastri costellati di buche e fessure, più o meno profonde, troppe volte rappezzate all’infinito con metodi indegni per un paese civile e che, resistendo pochissimi giorni, rapidamente propongono voragini sempre più ampie che poi devono essere colmate con interventi straordinari. Fortunatamente una più attenta valutazione della manutenzione stradale, che fa il paio con la necessità economica di contenere i costi, sta aprendo importanti brecce in questo modus operandi facendo emergere soluzioni alternative. Tra queste l’utilizzo dei cosiddetti termocontainer, macchine appositamente studiate per mantenere alla temperatura ideale il conglomerato bituminoso consentendo l’attività di manutenzione durante tutto l’anno e permettendo una stesa quasi paragonabile a quella di una minifinitrice. Come si dice, quasi un biliardo.

L’esperienza di Prato

Da sinistra Elia Peroni e Damiano Bennati di ASM Servizi srl
Da sinistra Elia Peroni e Damiano Bennati di ASM Servizi srl

Per valutare compiutamente la valenza tecnica del termocontainer ci siamo recati a Prato, dove la società municipalizzata ASM Servizi svolge l’attività di manutenzione dell’ambiente urbano. In sostanza ASM si occupa del service per il comune di Prato e per quello di Montemurlo attraverso la manutenzione ordinaria del verde pubblico, delle strade comunali, della segnaletica, con annesse tutte le pratiche burocratiche necessarie. All’interno della società oltre al personale di ufficio lavorano 16 addetti operativi che, da maggio a ottobre, vengono implementati da maestranze interinali che consentono di lavorare su tre turni. La manutenzione del verde utilizza una piattaforma aerea telescopica dedicata alle potature, mentre la manutenzione stradale ha a propria disposizione un parco macchine più complesso con due termocontainer, alcuni autocarri leggeri, varie piastre vibranti monodirezionali e un rullo. Entrambi i settori prevedono squadre di pronto intervento con reperibilità 24 ore su 24 e squadre di manutenzione ordinaria.

«Per quanto concerne la manutenzione stradale – ci spiega Damiano Bennati, coordinatore dei Servizi Operativi di ASM – il lavoro ordinario prevede interventi di rappezzo sulle strade e anche il rifacimento di tratti di marciapiedi, mentre la squadra di pronto intervento è attiva per occuparsi di buche pericolose, eventuali sprofondamenti di tombini o altre attività segnalate dagli agenti della polizia municipale o dai cittadini. L’opera di manutenzione da alcuni anni è svolta secondo un preciso programma di intervento. A inizio anno monitoriamo tutte le strade comunali classificandole da uno stato cattivo-pessimo, che di solito necessita di interventi straordinari, salendo ai livelli scarso, sufficiente, buono o ottimo. Ovviamente iniziamo i lavori dalle arterie di livello più basso e, in ogni caso, monitoriamo il lavoro anche attraverso ripetuti incontri con l’amministrazione comunale. Un sistema che sta dando i suoi frutti e, sinceramente, negli ultimi periodi si è registrato un incremento netto a livello qualitativo delle strade, con un buon riscontro anche da parte dei cittadini. Cosa incredibile per una municipalizzata, ci sono arrivate lettere di ringraziamento per i lavori svolti».

Il salto di qualità

OLYMPUS DIGITAL CAMERASe il merito del salto di qualità delle strade pratesi è certamente dovuto a questo nuovo approccio che possiamo definire «progettuale», di certo il successo va condiviso anche con i macchinari adottati dalla municipalizzata e, in particolar modo, con il termocontainer EPTC prodotto da Elia Peroni. Una macchina utilizzata da due squadre da quattro persone ciascuna per 12 ore al giorno dal lunedì al venerdì e che il sabato vede un uso limitato al turno mattutino.

«Il rapporto con Elia Peroni – continua Bennati – è derivato dalla necessità di avere a disposizione un termocontainer di maggiori dimensioni rispetto alla macchina da 40 q già presente nel nostro parco. Con i suoi 75 q di materiale, la macchina Peroni elimina i tempi morti dovuti al carico del bitume da parte della squadra e incrementa la produzione. Questa tipologia di macchina ha permesso di operare un vero salto di qualità nello stato delle strade. Prima di utilizzare i termocontainer operavamo con i classici rappezzi ad asfalto a freddo che non hanno alcun senso. I rappezzi eseguiti con asfalto a caldo sono un’altra cosa, durano anche due o tre anni, mentre i ripristini con l’asfalto a freddo non durano nulla, soprattutto se effettuati nel periodo invernale che, ovviamente, è quello con maggior richiesta. Al contrario con il termocontainer EPTC abbiamo ottimi risultati anche lavorando con temperature molto basse prossime allo zero, certo non il massimo per stendere l’asfalto. Ma il bitume caldo gettato direttamente in opera dà ottimi risultati».

Il termocontainer EPTC 75

OLYMPUS DIGITAL CAMERAA Prato abbiamo visto il termocontainer EPTC 75 in azione durante un rappezzo di discrete proporzioni (circa 10 m2) per il quale è stato utilizzato un classico tappetino fine per ripristini. La stesa di asfalto a 175°C ha visto la successiva finitura attraverso una semplice piastra vibrante monodirezionale. Pur non utilizzando una finitrice il risultato ci è parso davvero ottimo con un grado di finitura decisamente elevato. «Il segreto costruttivo del termocontainer – interviene Elia Peroni – è senza dubbio il sistema di scarico del materiale a coclea. Questa soluzione permette di regolare la velocità di scarico in base alle esigenze del cantiere. Volendo, si potrebbe velocizzare il lavoro della coclea  (costruita, come tutto il vano asfalto, in acciaio speciale Hardox Antiusura) e alimentare persino una finitrice. Al contrario, se si devono tappare buche o eseguire lavori di precisione su sagome definite, si può rallentare la coclea in modo da regolare meglio il posizionamento del materiale e non metterne in eccesso. Con la coclea, inoltre, non si hanno parti in movimento che ribaltano; non ci sono azioni pericolose da compiere e non si devono regolare in sequenza più operazioni. La coclea scarica il materiale direttamente a terra e l’operatore manovra solo la canala di distribuzione. Al contrario di altre macchine presenti sul mercato che necessitano di due regolazioni continue: in altezza e di apertura e chiusura dei portelli di scarico».

Il sistema di riscaldamento in dotazione al termocontainer EPTC è alimentato a gas e prevede una gestione elettronica con valvole di sicurezza. I bruciatori sono lunghi quanto la coclea e posizionati nella culla dove lavora la coclea stessa, per cui quest’ultima risulta sempre completamente riscaldata. Questa soluzione impedisce la creazione di blocchi, riscalda in maniera uniforme tutto il materiale contenuto all’interno, evitandone il surriscaldamento o il raffreddamento in alcuni punti. Ovviamente ogni modello di termocontainer EPTC presente in gamma (da 1,25 a 120 q.li di portata) ha un proprio impianto adeguato alle specifiche dimensioni della macchina. Il riscaldamento è controllato elettronicamente, una serie di sonde termiche ed elettrovalvole controllano la fiamma e la pressione del gas della bombola, e ogni singolo impianto viene collaudato, testato e omologato dal TUV, prima e dopo il montaggio.

La camera dell’asfalto e i portelli superiori di chiusura sono coibentati con lana di roccia e dotati di un rivestimento ceramico ad alta densità. I portelli sono inoltre comandati idraulicamente e presentano un’apertura a cerniera con minimo ingombro laterale e massima apertura per agevolare il carico sotto gli impianti sia con portelle longitudinali che trasversali. Il termocontainer EPTC presenta, di serie, la cisterna per l’emulsione anch’essa riscaldata e a funzionamento idraulico.

Una macchina altamente personalizzabile

OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl termocontainer visto a Prato è un EPTC 75 in versione standard, ma Elia Peroni mette a disposizione del mercato molteplici soluzioni studiate per venire incontro alle specifiche esigenze di qualsiasi cliente. L’allestimento, in primo luogo, può essere tradizionale, come quello visto a Prato, oppure scarrabile. Se in versione standard il termocontainer EPTC utilizza la presa di forza dell’autocarro, i modelli HD sono dotati di un gruppo autonomo diesel con centralina idraulica per il funzionamento della macchina. In alternativa al classico autocarro c’è poi la possibilità di allestire il termocontainer EPTC su un carrello appendice.

La macchina, inoltre, può essere allestita su specifica del cliente e dotata di molteplici vani per ospitare vari tipi di inerti, prevedere la cisterna per l’acqua della piastra, o una piccola gru elettrica per caricare e scaricare più agevolmente le bombole del gas o la piastra vibrante. Tra gli altri accessori merita una segnalazione la canala Elephant, un elemento supplementare con coclea a comando idraulico che permette di prendere il materiale in discesa dal termocontainer e portarlo a 2,30 m di distanza, utilissima per realizzare marciapiedi, alimentare finitrici, o anche solo per essere operativi in caso di particolari ostacoli. «In ogni caso – conclude Peroni – la definizione della macchina ideale dovrebbe essere fatta alla presenza degli operatori. Il che aiuterebbe a consegnare una macchia perfetta per lo specifico utilizzo.Ogni singolo operatore, infatti, ha la necessità di avere piccoli accessori che si possono aggiungere senza problemi. In altri casi, invece, preferiscono avere le macchine più libere e fanno eliminare anche gli accessori già presenti di serie».

A conferma delle parole di Peroni, durante la visita in cantiere il confronto con gli operatori ha permesso di mettere a punto una serie di ulteriori accessori da aggiungere alla macchina operativa a Prato. Tra queste: una diversa lancia per la spruzzatura dell’emulsione, una pedana sulla parte anteriore, oltre all’aggiunta del serbatoio acqua per la piastra e quella della gru di servizio.

 

[su_box title=”Soluzioni intelligenti”]

Foto Box 1La sigillatura è un settore specifico che, anche in Italia, sta prendendo piede probabilmente in relazione a una cronica mancanza di fondi: è infatti sempre più importante mantenere il manto stradale efficiente senza ricorrere agli interventi straordinari. La sigillatura dà, appunto, la possibilità di chiudere le fessure già formate, evitando l’insediarsi di acqua che, con l’abbassarsi delle temperature, gela, spacca e crea la buca. La Elia Peroni in questo specifico settore propone una serie di macchine sia di produzione propria che dell’americana Crafco (di cui è l’esclusivista per il mercato italiano) queste ultime modificate per le esigenze del mercato europeo. La gamma parte con la minisigillatrice Minimelter MMT4. Si tratta di una macchina totalmente manuale con una camera con riscaldamento semindiretto a circolazione di fumi, che permette l’utilizzo di un panetto e mezzo di materiale, fondendo nel serbatoio poco meno di 40 l di bitume. La Minimelter MMT4 (dal peso di circa 55 kg) è carrellata su quattro route in acciaio, due fisse e due pivottanti, ed è dotata di un piccolo pattino applicatore che consente di agire direttamente sulla crepa azionando una valvola di alimentazione direttamente dal timone di spinta. Peroni mette a disposizione del mercato anche fusori di bitume – a circolazione forzata oppure con il riscaldamento indiretto con olio diatermico – da usare in accoppiata con la Minimelter MMT4 o con appositi crogioli su ruote. Questi ultimi si rivelano particolarmente interessanti nell’utilizzo dei nuovi bitumi elastomerizzati trasparenti per la sigillatura delle pavimentazioni in porfido o in pietra naturale, mantenendo in piena efficienza le vecchie pavimentazioni tipiche dei nostri centri storici. In alternativa, Peroni offre macchine totalmente automatiche, le sigillatrici SSC, che sciolgono il bitume, presentano un sistema di pompaggio a comando idraulico e una lancia manuale dotata di ugello e tubazioni riscaldate per andare a sigillare direttamente la crepa o il blocchetto di porfido. [/su_box]

Guarda la foto gallery

2 Commenti

Comments are closed.