Partnership

ThyssenKrupp e Tata: nozze d’acciaio

E’ indubbiamente una delle partnership più significative che siano state siglate in questo mese di luglio. Ma, inspiegabilmente, i media italiani ne hanno parlato pochissimo. Mi riferisco all’alleanza  tra ThyssenKrupp e l’indiana Tata Steel Group. Che darà vita al secondo grosso colosso europeo dopo il lussemburghese ArcelorMittal. L’accordo porta alla fusione delle attività europee dei due partner.

La fine di un’epoca

“Duro come l’acciaio Krupp” era solito dire  Adolf Hitler che era di casa (come l’imperatore Guglielmo II) nella villa di Essen (celebrata anche da Luchino Visconti) della potentissima famiglia di industriali del metallo. Che si era poi unita a un altro nome dell’aristocrazia industriale tedesca, Thyssen. Adesso quel leggendario cognome pare si separi per sempre dal destino dell'”oro della Ruhr” (così viene definito l’acciaio). Troppo instabile, esposto alla concorrenza internazionale e ora anche ai dazi di Donald Trump.  E sembra che, grazie anche all’alleanza con Tata, guarderà piuttosto all’hi-tech (componentistica, impianti industriali, ascensori…). Sganciandosi completamente dal core business

La joint venture paritaria conta circa 48 mila lavoratori e dovrebbe produrre  21 milioni di tonnellate d’acciaio all’anno raggiungendo 17 miliardi di euro di vendite. La sede del nuovo gruppo sarà in Olanda.

Conseguenze importanti

Queste nozze d’acciaio ci riguardano da vicino non solo perché stiamo parlando di un materiale fondamentale per l’industria delle costruzioni. Ma anche perché l’industria siderurgica italiana è al secondo posto dopo quella tedesca (24 milioni di tonnellate annui). Una produzione che presenta inquietanti ritardi su sicurezza e inquinamento che sono poi i nodi del caso Ilva. Ma ci sono anche Ast Terni (che Thyssen ha messo in vendita da tempo). E Aferpi, Kme e Alcoa. Ecco perché le nozze d’acciaio tra ThyssenKrupp e Tata sono passate quasi sotto silenzio.  Perché sono di fatto l’inizio della fine di una lunga tradizione. E potrebbero avere pesanti conseguenze anche per la siderurgia italiana.