Nuove tecnologie

Sigla misteriosa: sapete cos’è l’IoT?

Non sono molti quelli che sanno cosa significhi questo acronimo. E quei (per ora) pochi che lo sanno, non sempre sono in grado di spiegare esattamente di che cosa si tratti.

Restando in superficie, IoT significa Internet of Things, cioè l’Internet delle cose. Ma qual è il significato di questa nuova sigla? E in che modo può interessare il mondo delle macchine da costruzione?

Semplificando al massimo, diciamo che l’IoT consente la creazione di una piattaforma hardware e software in grado di raccogliere, coordinare e analizzare le informazioni provenienti dal cantiere. Per esempio la localizzazione e il monitoraggio delle macchine presenti in cantiere, oggi già possibile con i diffusi sistemi satellitari ma molto più versatile, interconnesso e non limitato ai soli luoghi aperti; la creazione di aree e percorsi vincolati per le macchine stesse attraverso il geofencing delle aree di cantiere; il monitoraggio dei materiali e delle relative movimentazioni, utile sia sotto il profilo della gestione logistica del cantiere che in ottica di sicurezza antifurto; il controllo e monitoraggio degli accessi in cantiere da parte del personale e l’attribuzione allo stesso di permessi di ingresso ad aree sensibili, l’utilizzo di specifiche macchine e attrezzature e così via; il controllo e la gestione della sicurezza individuale in cantiere; i controlli antifrode sulla qualità dei materiali, in particolare del calcestruzzo tramite l’attribuzione di codici Rfid ai campioni; il monitoraggio della sicurezza strutturale delle opere tramite l’utilizzo di appositi sensori di inclinazione, accelerazione ed estensione. L’automatizzazione dei processi di tracking di macchine, materiali e personale, in particolare, consente di ottenere informazioni in tempo reale utili per monitorare l’avanzamento della commessa, ottimizzare l’utilizzo delle risorse di cantiere, definire una più funzionale programmazione delle lavorazioni e, in ultima analisi, ottenere un più efficiente controllo dei costi.

In pratica,con l’IoT sarà sempre più facile avere tutto sotto controllo. Un mercato potenziale con stime che parlano di un parco di oltre 25 miliardi di apparati Iot entro il 2020, una spesa in soluzioni e servizi Iot che sempre nel 2020 toccherà i 1.300 miliardi di dollari a livello mondiale e crescerà del 20% all’anno in Italia, superando i 35 miliardi.  Insomma, siamo in presenza della quarta rivoluzione industriale, quella dei Big Data. Molte imprese italiane si stanno già attrezzando.

Una ricerca curata da The Innovation Group, che fornisce un panorama aggiornato sul livello di conoscenza e di diffusione delle tecnologie IoT all’interno delle imprese italiane, si basa su campione di circa 300 aziende attive con una propria sede in diversi settori. Tre le linee di tendenza emerse. La prima è una percezione ancora non chiara circa l’utilità dell’Internet of Things all’interno delle imprese; un secondo aspetto è la carenza di competenze necessarie allo sviluppo di progetti IoT; infine la ricerca evidenzia con particolare rilevanza anche il tema della frammentarietà dell’offerta tecnologica, e più precisamente l’esigenza di una presenza più massiccia di fornitori IT in grado di offrire soluzioni “chiavi in mano” e guidare i propri clienti nella gestione della complessità dei progetti Iot. A fronte di questo panorama, non sono comunque poche (41%) le imprese che hanno già intrapreso progetti legati all’Internet delle cose, metà delle quali ha confermato di aver già completato lo sviluppo di almeno una soluzione IoT.  Complessivamente l’atteggiamento verso questa tecnologia è sostanzialmente positivo; solo il 32% del campione dimostra una chiusura a priori e netta nei confronti del fenomeno, fra coloro che non hanno ancora sviluppato alcun progetto e coloro che non hanno intenzione di muoversi in tale direzione. Significativo ai nostri fini il settore di appartenenza delle imprese che hanno partecipato all’indagine e l’ambito dei progetti in corso: la distribuzione è il meno attivo sull’Internet of Things, l’industria quello più sensibile, mentre ben il 26% dei progetti in corso afferisce al comparto dell’edilizia e delle costruzioni. Un dato, quest’ultimo, che lascia decisamente ben sperare.