Quei tedeschi a cui piace tanto l’elettronica

E’ pensiero comune che la gestione elettronica degli escavatori idraulici sia stata introdotta nel mercato dai costruttori giapponesi.

Questo è vero solo in parte. Per lo meno è sostanzialmente vero nel nostro paese, abbastanza restio alle novità tecnologiche e refrattario ai marchi stranieri nei decenni del boom economico per ragioni legate a una minore ricchezza circolante rispetto ai paesi europei del nord Europa.

Non è un mistero che la tecnologia giapponese si sia affermata da noi, nonostante la presenza di Komatsu gestita nel nord da Stegagno e nel centro-sud da AGS, con la commercializzazione dei primi Fiat-Hitachi. Si era alla fine degli anni ’80 con lo sguardo già rivolto al decennio successivo e la gestione elettronica propugnata dal costruttore italo-giapponese non era un patrimonio acquisito di tutti gli operatori.

L’abitudine era ancora quella di “mettere a manetta” e lavorare al massimo delle capacità dell’escavatore. Chi invece capiva i reali vantaggi delle tre regolazioni – in questo caso soprattutto gli operatori più giovani e preparati – iniziava a vedere che con le posizioni intermedie, in determinati contesti, la produzione rimaneva inalterata e i consumi scendevano vistosamente.

Ma c’era qualcuno che, da qualche anno, era già abituato a ragionare con la gestione elettronica dell’escavatore: erano i clienti Liebherr che sugli ultimi modelli della serie 2 avevano avuto modo di operare con il sistema Litronic.

Faceva un po’ specie vedere quegli escavatori dalla linea sicuramente meno accattivante rispetto agli omologhi modelli giapponesi ma che avevano da tempo un cuore evoluto che ne gestiva il funzionamento.

Non è un mistero che la diffusione più capillare del marchio Liebehrr in Italia sia cosa degli ultimi anni. In passato era un marchio distribuito da pochissimi importatori dislocati in alcune zone. Diversamente, le grandi cave interessate alla gamma mining contattavano direttamente la casa madre presso lo storico stabilimento di Colmar per una trattativa diretta dettata dall’impegno dell’ordine, dalla quantità di opzioni e versioni disponibili, dalla massa enorme di queste macchine. Una sorta di rapporto fiduciario in cui i “sarti” della Liebherr cucivano addosso al cliente il vestito che più si confaceva alle sue esigenze.

Un tipo di rapporto che è rimasto tuttora e che vede, a fianco dei concessionari o delle filiali, un dialogo diretto e costante con lo stabilimento per venire incontro a ogni esigenza…anche minima.

La storia di questi escavatori sul territorio nazionale ricorda moltissimo quella di molti altri grandi marchi tedeschi che li vedevano presenti soprattutto sull’arco alpino e in zone di lingua francofona o tedesca.

La Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige erano i due principali presidi dove gli R912, gli R922, gli R932, gli R942 e qualche raro R952 ed R962 erano presenti con la loro forma tozza, il carro massiccio, la torretta dai cofani ingombranti.

Si discostavano infatti moltissimo dagli omologhi modelli “made in Germany” come O&K, Atlas-Weyhausen, Hanomag-Henschel o Eder

Erano forse i più internazionali da un punto di vista dell’immagine, della struttura e sicuramente anche in merito alla tecnologia applicata.

Non è un caso se infatti Liebherr sia ancora oggi autonomamente presente sul mercato con una tecnologia idraulica completamente autonoma a fronte di un mercato globale dominato in modo prepotente dai giapponesi. E non è un caso se lo stesso Hans Liebherr abbia sempre voluto insistere sul primato tecnologico delle sue “creature” rispetto alla concorrenza.

Di fatto il Litronic ha dato l’inizio a una e propria rivoluzione elettronica nel mondo delle costruzioni che ha coinvolto non solo il mondo degli escavatori idraulici ma tutta la gamma di macchine da costruzione del marchio tedesco.

Chi non ricorda la gamma di pale gommate idrostatiche – a dire la verità inguardabili da un punto di vista estetico (la scuola teutonica con Hanomag e Zettelmeyer aveva avuto il suo influsso) – ma altamente rivoluzionarie per la completa gestione elettronica di motore e idraulica e con la presenza del primo manipolatore multifunzione che consentiva all’operatore di tenere la mano sinistra sempre sul volante e con la destra di comandare tutti i movimenti, traslazione inclusa, in massima sicurezza e comodità.

Ci sono costruttori che ancora oggi non ci sono arrivati…

Una tradizione che nasce dalla vocazione di Liebherr verso un primato tecnologico che ha portato l’azienda, partendo dalla prima gru a torre, verso lo sviluppo di successivi settori industriali specializzati in specifiche attività tra cui, fondamentale, l’elettronica.

Litronic, acronimo particolarmente indovinato di Liebherr-Electronic, è il nome generico dei sistemi di controllo elettronici con cui il costruttore tedesco ha dotato le proprie macchine del settore mining e construction…dalle gru a torre fino ai grandi escavatori.

Una scritta che è passata quasi inosservata sulle fiancate degli escavatori di quegli anni ma che, dalla sua, ha il merito di avere scritto, e sta ancora scrivendo, belle pagine di storia della tecnologia.

2 Commenti

  1. I litronic…e le gommate della serie 1…tanto simili alle cugine Hanomag, O&K e Zettelmeyer..ma con quella marcia piu nascosta in quel diodo…e lo steßo gli escavatori…per me un paßo avanti rispetto agli altri. Non che foßero esenti da difetti, ma di certo in Europa aprirono una nuova era…e con quel famoso “pedale” era un misto di antico e moderno insieme

  2. E che dire degli escavatori serie 6 Lirbherr Classic e Advance che si differenziano anche nella gestione elettronica…due modelli diversi nel suo utilizzo….grazie all’elettronica…

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