Quei cingoli hanno ri-costruito l’Italia

Dopo il buio, la luce.

Era il 25 aprile 1945 e il “temporale” appena passato (come lo chiamava Paolo Conte nella sua “Topolino Amaranto), aveva lasciato dietro di se’ vuoto e disperazione.

Un percorso in salita in cui, però, era chiaro l’orizzonte di speranza e la voglia di lasciarsi alle spalle un buio passato prossimo.

Residui bellici, resti di camion americani e tedeschi, qualche trattore e tanta voglia di ricominciare.

Una voglia cominciata già prima della fine della guerra grazie a persone come l’ing. Edmondo Tascheri che, con i suoi più fedeli collaboratori, già nel 1944, nello stabilimento di Modena della Fiat Trattori, iniziò la progettazione di un trattore a cingoli rivoluzionario rispetto alla precedente Serie 40 Boghetto.

Una progettazione clandestina che portò al Fiat 50, il cui primo prototipo fu costruito in gran segreto così che i tedeschi occupanti non sapessero nulla.

Fu l’inizio della rinascita in quanto questo modello, appena finita la guerra, fu messo in produzione e rappresentò la prima vera meccanizzazione agricola dell’Italia repubblicana.


Dall’agricoltura alle costruzioni il passo fu breve e naturale: una lama azionata da un argano e il Fiat 50 fu pronto per spianare terreni, costruire strade, muovere le macerie dei bombardamenti…in poche parole pronto per lavorare. E di lavorare ce n’era un gran bisogno.

L’attività della Fiat Trattori non cessa e nel 1949 nascono il Fiat 600 e il Fiat 601. Un successo: oltre 1.800 trattori all’anno in un periodo sicuramente non semplice.

Una rampa di lancio che porta all’ampliamento della gamma con grande spazio ai modelli gommati fino a capire la reale potenzialità del movimento terra: dai modelli cingolati più piccoli 70C, 80C, 90C e 100C prendono vita i dozer espressamente dedicati al mercato delle costruzioni.

E iniziano i primi grandi best seller: le AD7, AD8, AD10, AD14.

L’esigenza non è più solo quella di “spingere la terra” ma occorre anche caricarla per cui non tardano a nascere, sui modelli esistenti di dozer, le pale cingolate FL4 (con un telaio tubolare che fece storia), FL6, FL8, FL10, FL12 e poi FL14.

Un successo che vide la divisione movimento terra di Fiat Trattori fondersi nel 1974 con la Allis Chalmers, colosso USA che proiettò sul palcoscenico mondiale il costruttore italiano. La sede principale rimase a Torino ma gli uffici di Chicago rimasero attivi a lungo come testa di ponte oltre Atlantico.

Se il marchio iniziale fu Fiat-Allis, dopo pochi anni divenne Fiatallis a dimostrazione di una completa unione delle sinergie e con una grafica completamente nuova disegnata da Giugiaro.

E sempre alle mani sagge di Giugiaro furono affidate le linee delle nuove macchine con il lancio dei nuovi modelli di dozer e dei nuovi escavatori idraulici.

Comparvero infatti i grandi dozer, le grandi pale cingolate e gommate, gli scrapers, i graders, gli escavatori idraulici (sullo sviluppo della gamma Simit composta all’inizio da soli tre modelli): Fiatallis iniziò a fornire tutte le più grandi imprese di costruzione del mondo e a competere nei cantieri asiatici, africani e del nord America con i due grandi competitor globali Caterpillar e Komatsu.

Le grandi imprese di costruzione italiane, che erano nate sulle macerie di una guerra terribile e spietata, costruiscono dighe, acquedotti e strade ovunque nel mondo con macchine Fiatallis.

I dozer HD41, divenuti poi FD50 nella storia più recente del marchio, competono ad armi pari con i Caterpillar D10 e dimostrano una affidabilità assoluta. Non da meno i più piccoli FD40 ed FD30. Quest’ultimo aggiornato fino ai giorni nostri fino al New Holland D350.


Per non parlare delle pale cingolate con l’evoluzione del modello FL14 che, arrivato fino alla serie E, ha poi continuato la sua carriera fino ai giorni nostri con la sigla FL175 con il marchio Fiat-Kolbelco. Nessuno dimenticò anche il modello top di gamma dal peso operativo di oltre 25 tonnellate: la FL20.

Non da meno il dozer AD14, antesignano dell’attuale modello New Holland D180 (di cui conserva l’architettura di base di tutta la struttura).

Con quei cingoli l’Italia è stata completamente ri-costruita e le nostre imprese sono diventate grandi nel mondo contribuendo, a loro volta, a ri-costruire un’immagine fortemente compromessa dalla Seconda Guerra Mondiale.


Con quei cingoli migliaia di persone hanno imparato un mestiere e sono diventati operatori di macchine movimento terra in un periodo in cui gli escavatori idraulici ancora non esistevano e il cuore produttivo delle imprese erano le pale cingolate.

Con quei cingoli sono state scavate le fondazioni degli edifici che, negli anni ’60 e ’70, ampliarono le grandi città del nord Italia rispondendo alla crescente domanda abitativa degli anni dell’immigrazione di massa dal sud al nord e del boom demografico di cui io stesso sono figlio.

Con quei cingoli una grande tradizione progettuale potrebbe tornare a competere con modelli più grandi e prestazionali su un mercato mondiale che vorrebbe il made in Italy ancora una volta in prima linea.

12 Commenti

  1. Cosa dire Costa…Io stessa non sarei stata capace di far meglio….e forse neanche ne sono ij grado forse…ma in questa lettura, breve, essenziale..(che io proporrei di ampöliare con i nostri interventi) ho rivisto VERAMENTE la storia italiana del dopoguerra e in alcuni passaggi ho rivisto anche la mia storia e quella della mia famiglia….Grazie!!!!!

  2. Dici che si puo fare ancora qualcosa? Che vedremo magari quella famosa NH L 200C da me provata e elogiata al Samoter?

    • …riguardo la Macmoter LC200 non si può dire…dipenderà da chi acquisterà i progetti in sede di fallimento…
      Riguardo tutto il resto al Bauma 2013 New Holland presenterà delle novità nel campo dei dozer…io stesso sono curioso di vedere cosa bolle in pentola…

  3. Tu sai bene come la penso. Spero magari che la Macmoter e il suo lavoro magari siano rilevati proprio da CNH…e sarebbe bello un brand a nÖme NH-FIAT e le pale tornassero ad essere FL8-10-14…

  4. vorrei sapere dove si può trovare il porta radiatore della pala fl8 e naturalmente il prezzo dato che debbo riferirlo ad un amico grazie.

    • Buondì Sergio!

      …trovare pezzi di ricambio di queste vecchie macchine non è cosa semplice…dovresti rivolgerti a un concessionario New Holland Construction che hanno accesso ai vecchi codici di Fiat. Visto il tempo intercorso (la FL8 era una pala cingolata che si usava anche nell’azienda di famiglia dei miei quando io avevo più o meno 5/6 anni…ed era una macchina che usavano già da tempo…) dovresti provare a cercare in internet i commercianti di macchine usate e vedere se ne hanno qualcuna destinata alla demolizione…per la quotazione del pezzo ovviamente non saprei dirti in quanto non ho accesso ad eventuali listini di pezzi di ricambio di macchine movimento terra storiche.

      In bocca al lupo!

    • Ciao Antonio,

      si tratta di un sogno che molti appassionati accarezzano da tempo ma l’assenza da lungo tempo in un mercato ormai diviso a metà fra Caterpillar e Liebherr/John Deere, un reingresso di Fiat non porterebbe i risultati sperati da un punto di vista industriale.

      Rimane però il fatto che CNH Industrial ha comunque intrapreso il rilancio della gamma dei dozer con il rinnovamento della gamma grazie all’introduzione dei modelli idrostatici al passato Bauma e l’annuncio di Gasparri (capo della divisione movimento terra di CNH) nel corso di una intervista che gli avevo fatto a inizio anno di ampliare la gamma sia verso il basso che verso l’alto.

      Ci dovremmo quindi “accontentare” ma si tratta a mio avviso di un grande passo avanti rispetto alle politiche di chiusura e restringimento di gamma che il costruttore aveva portato avanti negli ultimi dieci anni.

      Buona giornata!

  5. peccato che tutti si siano dimenticati dell’ing. Tascheri, di Bassignana (AL), che, oltre alle benemerenze nazionali, nell’immediato dopoguerra provvide ad assumere alla FIAT di Torino numerosi compaesani disoccupati e molti reduci abbandonati a se stessi.

    • Sono tante le persone che hanno contribuito, sia dal punto di vista tecnologico che umano, allo sviluppo della nostra industria nel dopoguerra. A dimostrazione che per far crescere le aziende, oltre all’indubbia competenza tecnica, serve anche un po’ di umanità. Una lezione anche per gli imprenditori di oggi?

  6. Le politiche di FIAT.. FIATALLIS… FIATHITACHI FIATKOBELCO… NEWHOLLAND… CASE-SUMITOMO CASE-HUNDAY… sono state semplicemente disastrose e castranti, un vero HARAKIRI.
    CNH o come si chiama adesso ha buttato alle ortiche la possibilità di diventare un Grande Costruttore, ne aveva avuto la possibilità ed il tempo.
    Poteva essere il numero 2 (ovviamente dopo CATERPILLAR che indiscutibilmente è da sempre il primo), oggi invece è solo un numero, uno dei tanti o degli ultimi.

  7. Ha ragione il Sig. Avanti fiat poteva diventare un colosso del movimento terra invece di pensare a sviluppare dei suoi progetti e portarli avanti e(se avesse avuto la furbizia di imparare le tecnologie di costruzione usate dalle varie joint venture vedasi hitachi)e non fare la guerra ad altri marchi di casa nostra portandoli alla chiusura, quali sono stati i risultati ??? Ha fatto chiudere tutti e alla fine ha chiuso anche lei. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. P. S. Ancora oggi gli escavatori sono prodotti da sintomo in 50 anni cosa ha imparato a fare da sola???? Non è una critica ma un’amarezza.

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