Tecniche di demolizione

Qual è la migliore demolizione per Genova?

Il punto non è più se, ma quando. E’ ormai chiaro che quel che resta del Ponte Morandi ha le ore contate. La sua demolizione non solo è necessaria, ma urgentissima, se non si vogliono altre vittime, altri disastri, altri problemi.  Ma quale demolizione? E come?

Non un optional. Una necessità

Secondo gli esperti la complessità della demolizione del ponte è simile a quella verificatasi per la sua costruzione. Il che è tutto dire. Si parla di demolire con esplosivi. Come se fosse facile, con tutte quelle case sotto e intorno. Danilo Coppe, uno dei massimi esperti italiani in materia, è un geominerario esplosivista. Che, come è ovvio, difende a spada tratta questa metodologia. Il suo progetto è sul tavolo di Autostrade per l’Italia.

Tecnica mista

Si potrebbe scegliere una tecnica mista, cioè utilizzo di microcariche esplosive + smontaggio, come ha ipotizzato il sottosegretario alle infrastrutture Edoardo Rixi. Oppure per la “decostruzione sequenziale”, cioè staccare pezzo dopo pezzo, con opportune pinze, i due monconi residui di viadotto. Una soluzione che consentirebbe di ripercorrere a ritroso le stesse fasi della realizzazione dell’opera. Un approccio, però, non economicamente sostenibile per opere tecnicamente complesse e con problemi di stabilità.

In linea di massima verranno utilizzate tecniche manuali (dischi e fili diamantati), meccanizzate (con il pilotaggio da remoto di frantumatori, pinze, cesoie) e attraverso cariche esplosive.

I tempi

Martedì 28 agosto la Società Autostrade analizzerà le varie possibilità di intervento. Entro fine mese dovrebbe presentare il piano prescelto al Commissario del Governo e alla Procura. Se si utilizzano esplosivi i tempi saranno relativamente rapidi. Per lo smontaggio si parla di settimane, se non mesi. “Un’operazione che rappresenta un unicum senza precedenti”, ha commentato il prof. Fabio Biondini, docente di tecniche delle Costruzioni al Politecnico di Milano.

Prepariamoci a vedere al lavoro macchine e attrezzature da demolizione. Ad esplosioni spettacolari. A visioni apocalittiche di cemento che si frantuma in un nugolo di polvere bianca. Certo, le operazioni comporteranno l’utilizzo di macchine all’avanguardia e vedranno l’impegno congiunto di imprese, costruttori, noleggiatori di mezzi. Avremmo preferito vedere tutti all’opera per costruire quelle infrastrutture di cui l’Italia ha tanto bisogno. Piuttosto che assistere a questa “decostruzione infelice” che un po’ tutti ci mortifica e avvilisce.