La formazione e gli operatori: vince davvero la sicurezza?

L’accordo Stato/Regioni dello scorso 22 febbraio 2012 ha individuato le attrezzature di lavoro che richiedono specifica abilitazione per Datori di lavoro, lavoratori e soggetti di cui all’art. 21 del D.Lgs. 81/2008.

Fra queste – come tutti ben sappiamo – ci sono anche le macchine movimento terra che sono state inquadrate, in linea generale, con gli escavatori idraulici, le pale caricatrici frontali, le terne e le autoribaltabili a cingoli.

Senza poi contare tutte le altre macchine che sono usualmente impiegate nei cantieri e che richiedono ulteriore formazione specifica.

Lasciando da parte gli aspetti puramente normativi, ci sono molte riflessioni che andrebbero sviluppate in merito alla durata dei corsi – così come prevista per legge – ma soprattutto sulla finalità che questi dovrebbero avere per realmente formare gli operatori a una buona conduzione dei mezzi.

Svolgendo attività di docenza presso un organismo che fa parte del circuito nazionale Formedil – quindi da un osservatorio privilegiato e qualificato – mi rendo conto che le domande legittime sono più di una.

In buona sostanza, in 16 ore di corso – suddivise in 8 ore di concetti teorici e 8 ore di pratica in campo – è possibile certificare che un operatore sia realmente in grado di svolgere in sicurezza il proprio lavoro?

E in 16 ore di corso è possibile insegnare a una persona l’uso corretto di una macchina movimento terra?

La finalità dei corsi è quella di “condonare” una situazione di fatto che vede un gran numero di operatori – attivi da molti anni – doversi dotare di un attestato che ne comprovi la professionalità?

Oppure è quella di insegnare a usare le macchine a chi non lo ha mai fatto?

O forse è quella di “perfezionare” operatori che conducono il mezzo in modo “approssimativo”?

Si tratta di domande che i formatori seri e professionali si pongono di continuo e a cui è veramente difficile dare risposta visto l’esiguo numero di ore previste per i corsi e vista la mole di argomenti che sarebbe necessario trattare anche in vista dei continui aggiornamenti normativi che stanno interessando in modo così rapido le macchine movimento terra.

Non parlo ovviamente dei formatori improvvisati che si sono lanciati sul mercato in modo famelico fiutando il business e che – a cifre anche molto alte – offrono una formazione eseguita durante le poche ore del sabato mattina in modo da avere “il pezzo di carta” e far perdere il minor tempo possibile a chi “dovrebbe solo stare in cantiere”.

Fino a che non succederanno degli incidenti veramente gravi e i formatori non saranno coinvolti in prima persona.

Un vero e proprio percorso a ostacoli in cui ci si impegna non tanto nel fornire una preparazione adeguata ai professionisti delle macchine ma ad afferrare quanto più possibile fintanto che tutti non saranno regolarizzati.

Un modo di fare che personalmente non mi piace e caratterialmente è quanto mai lontano dal mio essere.

Ma gli operatori e i datori di lavoro…cosa ne pensano?

4 Commenti

  1. Credo che la finalità di un corso di 16 ore sulle macchine non abbia funzioni (e non deve avere funzioni) di “condono”, ne di formazione, ne di perfezionamento. Può solo avere funzioni “abilitanti” e pertanto una verifica delle conoscenze fino ad ora acquisite e delle capacità che l’operatore dimostra di avere per la sicurezza sua e di quanti stanno al suo fianco. Il problema è che bisogna avere il coraggio di non abilitare i soggetti palesemente non preparati o non idonei al tipo di mansione. Sono daccordo che il sistema formativo sia molto lacunoso e controverso ma mi sembra che sia stato fatto un primo passo.
    Saluti

  2. Ciao!
    Sicuramente è un primo passo; ci sono ancora tante cose da definire…che sono buie, come l’uso dei mezzi telescopici, forche o benna…e ti trovi 2 macchine diverse sulla carta..credo..
    Io ho seguito un corso di 600 ore comprendenti la qualifica da operatore MMT e da gruista. Un corso all’italiana, visto che è stato organizzato a cavallo della normativa…e quindi…in sostanza non aggiornato con questo “patentino” che bisogna avere ora.. -per fortuna era un corso finanziato dalla provincia-
    Così ho fatto anche un corso questa primavera di 16 ore, per il rilascio del patentino, ai termini di legge.
    Sicuramente poche ore, però la finalita -per ora- del corso (rivolto a professionisti esperi così come chi non è mai salito su un’escavatore..) credo sia di farti notare aspetti sulle operazioni e situazioni in cantiere da affrontare in sicurezza… cose scontate, ma non ovvie, come, per esempio non andare in giro con la pala alzata e carica, ma sempre bassa… cose che vedo ancora fare a volte…da operatori non bravi di sicuro..!

    Detto questo…sarebbe cosa bella riuscissero a fare dei corsi approfonditi e più lunghi, per formare a dovere chi lavora e vorrebbe lavorare sulle macchine movimento terra.

    Ciao

    • Grazie per il suo articolato commento che le fa onore, visto che la necessità della formazione non è sentita da tutti. A volte ci sono da superare difficoltà di tipo organizzativo ed economico ed è probabilmente per questo che alcuni corsi sono limitati e ridotti nel tempo. Speriamo che chi di dovere tenga conto delle indicazioni che vengono dalla base più illuminata degli operatori e che si prendano le giuste iniziative in questo senso.

  3. Buona giornata e buona ripresa lavorativa a tutti!
    In effetti il tema toccato da Francesco è quanto mai di attualità.
    La normativa inquadra spesso la stessa macchina in due modi completamente differenti come, ad esempio, nel caso dei sollevatori telescopici scatenando le polemiche fra coloro che partecipano ai corsi di formazione e che, giustamente non abituati ad avere a che fare con le sottigliezze normative, si sentono presi in giro.
    Ciò non toglie che ormai il cammino sia stato intrapreso e non possa ovviamente venire interrotto.
    Di strada da fare ce n’è molta. Moltissima. Soprattutto per metterci al passo con i paesi dell’Unione che, da decenni, propugnano giustamente la formazione come uno degli elementi fondamentali per l’aggiornamento lavorativo che deve investire tutte le categorie che partecipano al mondo del lavoro.
    Francesco ha sintetizzato perfettamente la confusione che regna nel nostro paese su questo tema e, nel prossimo futuro, penso che ci saranno ulteriori sviluppi volti a chiarire dubbi e, soprattutto, a mirare la formazione verso coloro che intendono imparare il “mestiere” dell’operatore.
    Siamo tutti in trepidante attesa.

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