Cambiamenti necessari

La fiera è morta. Viva la fiera

epr webUna proposta provocatoria. forse, per rinnovarsi, una volta tanto conviene tornare al passato. A millenni fa, quando la fiera non era una semplice vetrina espositiva ma un momento interattivo tra domanda e offerta, uno show che dava l’occasione ai potenziali clienti di sperimentare con mano la merce offerta. Schiavi o cammelli che fossero.

E che molte fiere odierne del nostro settore  (con pochissime eccezioni), abbiano urgente bisogno di restyling viene confermato da più segnali concomitanti.

Innanzitutto il fatto che le manifestazioni vengano considerate da quasi tutti gli espositori un evento ineluttabile, un male necessario che occorre mettere in conto pena una perdita irreparabile di immagine.

Poi perché i visitatori mostrano sempre più spesso una certa insofferenza per i momenti espositivi tradizionali che ricalcano i vecchi schemi, e chiedono qualcosa di diverso, di partecipare in forma attiva, di essere stupiti, conquistati, convinti.

centroInfine perché quello che si vende oggi non è più una macchina o un’attrezzatura, ma qualcosa di invisibile e di impalpabile (almeno in un primo tempo…).

Venuto meno l’anelito il desiderio di conoscenza globale che ha connotato le grandi esposizioni universali dell’inizio del secondo scorso, le fiere del terzo millennio (in tempo di Internet e comunicazioni virtuali)  chiedono quindi di essere totalmente reinventate se vogliono continuare  richiamare visitatori ed espositori.

La fiera è un momento di arrivo e di partenza al tempo stesso: richiede una grande preparazione a monte e, accendendo i riflettori su un “asset” di mercato ben definito nel tempo, richiede una successiva azione di follow up in modo che, nei rapporti che si sono instaurati tra domanda e offerta, venga creato un salutare dinamismo e il contatto non si riduca a uno sterile scambio di biglietti da visita.

Per questo è importante che tutti – organizzatori ed espositori – inseriscano all’interno di un percorso comunque obbligato ma flessibile, elementi di innovazione, ri-parametrizzandosi rispetto all’evento stesso.

testoInsomma, gli schemi tradizionali vanno ribaltati. L’esperienza deve essere memorabile, utile, coinvolgente, divertente. Deve portare profitti, deve portare contatti, deve portare crescita.

E per tornare alle open house, tema che mi è particolarmente caro, gli organizzatori nazionali di fiere (tutti) dovrebbero forse mutuare gli elementi che rendono vincenti questo tipo di operazioni. Aggiungendo una platea amplificata, rinunciando a vecchie logiche (anche politiche…), pensando a originali eventi nell’evento (perché no un Fuori Salone?)…

La Fiera è morta. Viva la fiera. Ma se è uguale a quella che non c’è più, il gioco con vale.