La distribuzione che verrà

foto-aE’ innegabile che siano in atto importanti trasformazioni nel mondo della distribuzione, soprattutto quella di macchine movimento terra.

Nuovi protagonisti che entrano nel mercato; altri già presenti che, grazie a joint venture e acquisizioni, hanno introdotto nel portafogli nuovi prodotti, differenziando l’offerta; altri che invece arrancano per la contiguità territoriale di altri competitor che rendono più difficili i margini…Insomma, un mondo in fermento che nel 2017 ci riserverà non poche sorprese e sul quale Macchine Edili sta preparando un’inchiesta che pubblicherà nei primi mesi del nuovo anno.

Sergio Marchionne ama ripetere che poiché il mercato è imprevedibile, occorre essere imprevedibili e audaci. A volte facendo scelte che volentieri ci si sarebbero risparmiate, ma che sono tuttavia necessarie. E se molti costruttori tranquillamente si uniscono ad altri nell’ottica del profitto comune, non è così facile che questo si verifichi tra i distributori che temono di perdere la loro autonomia e la loro indipendenza gestionale (oltre che i propri soldi). Eppure sono in troppi, su un territorio e in un mercato che non sono sufficienti per tutti. Ma la parola “aggregazione” non è facile da capire e digerire, pur nell’ottica del profitto comune.

testo-1Eppure proprio le aggregazioni di più dealer presenti su uno stesso territorio potrebbero costituire lo strumento adatto per salvaguardare l’equilibrio economico delle aziende e anche a conservare e migliorare la propria capacità funzionale.

Inoltre le aggregazioni sono meccanismi che permettono di controllare la concorrenza sul mercato e di incrementare l’efficienza dei processi produttivi, grazie alla riduzione dei costi di produzione.   Imprese che agiscono su determinati mercati possono stabilire, in base ad accordi più o meno formalizzati, di disciplinare e limitare la concorrenza: l’oggetto degli accordi può riguardare l’area geografica riservata a ciascuna azienda, la quantità da produrre o i prezzi dei prodotti da collocare. E in questo modo si evita anche l’ingresso di nuovi competitor.

logo-kimInoltre le aggregazioni  permettono a ciascuna azienda di condividere risorse eccedenti rispetto a quelle presenti nella propria struttura patrimoniale, sviluppando di conseguenza un livello di attività maggiore. Questi vantaggi sono condensati nel conseguimento delle economie di scala, di raggio d’azione e di varietà. Le economie di scala consistono nella diminuzione dei costi unitari medi conseguenti all’incremento delle dimensioni aziendali. I costi fissi prodotti dalla struttura aziendale si ripartiscono grazie all’ampliamento della produzione, su una maggiore quantità di prodotti/servizi.

Insomma, il processo espansivo, che, se non ben gestito, genera un irrigidimento strutturale per effetto dell’incremento dei costi fissi (che potrebbero essere ammortizzati solo in presenza di una domanda adeguata che non c’è e forse non ci sarà mai più), sta mostrando i suoi limiti e sta gradualmente per essere sostituito dal concetto di rete flessibile e aperta. Dove  si sfrondano le ridondanze e dove le società sanno cogliere l’opportunità di salvaguardare l’economicità della propria gestione sfruttando le sinergie a livello interaziendale.

Una tesi tra l’altro già esposta da Franco de Michelis nel suo libro “La distribuzione snella” edito da Tecniche Nuove che invito tutti a leggere. Un concetto di economia gestionale e produttiva che forse sarebbe  bene adottare nell’ottica di maggiori profitti per tutti.