Analisi di mercato

Calcestruzzo. Ritorno agli anni ‘60

pee webNon è molto positiva la realtà che emerge dalle analisi sul mercato del calcestruzzo in Italia contenute nel rapporto annuale dell’Atecap, l’associazione dei produttori di calcestruzzo.  L’industria delle costruzioni è tornata di fatto ai livelli produttivi degli anni sessanta e nel settore del calcestruzzo preconfezionato in nove anni si è perso quasi mezzo secolo di sviluppo, una perdita in larga misura concentrata proprio negli ultimi anni.

I produttori di calcestruzzo hanno discusso apertamente i temi della ristrutturazione del settore, tra cui il mercato e la dimensione dell’offerta, il credito e il rischio insolvenza, la cultura del prodotto calcestruzzo. Fanno da sfondo al confronto i dati contenuti del Rapporto Atecap 2016 che misurano quello che presumibilmente sarà̀ il mercato futuro.

Il 2015 si afferma come il nono anno consecutivo di contrazione nei volumi prodotti di calcestruzzo preconfezionato che si attestano a 25.253.861 metri cubo segnando un dato di chiusura negativa a due cifre (-10,1%) rispetto all’anno precedente.

Nel settore del calcestruzzo preconfezionato in nove anni si è perso quasi mezzo secolo di sviluppo, una perdita complessiva pari al 65,17% della propria produzione e in larga misura concentrata proprio negli ultimi anni.

In termini di volumi, la produzione di calcestruzzo passa da 72,5 milioni di metri cubi nel 2007 ad appena 25,2 milioni nel 2015, con una perdita di 47,3 milioni in otto anni, un calo di circa 6 milioni all’anno. Il calo produttivo registrato nel 2015 territorialmente si è manifestato con minore intensità nelle regioni meridionali.

testo-37A soffrire sono i principali driver del mercato del calcestruzzo preconfezionato, ovvero la nuova edilizia abitativa e le costruzioni non residenziali.

Nonostante  la drastica contrazione del mercato l’Italia rappresenta comunque un player importante nel panorama europeo occupando il quarto posto sia in termini di produzione di calcestruzzo preconfezionato che di numero di addetti e il primo per numero di imprese e numero di impianti.

Diverso è lo scenario futuro, la previsione per la produzione di calcestruzzo preconfezionato per il 2016 è di +1,1%, dunque un rallentamento del calo di produzione che comunque significherebbe l’interruzione del trend negativo registrato ininterrottamente per nove anni.

Altro segnale analizzato riguarda la razionalizzazione della struttura produttiva: a fronte di un dimezzamento della produzione (circa 1 impianto su 10 è stato effettivamente chiuso) il numero degli impianti per ciascuna impresa è diminuito di circa il 10%,  il numero delle imprese è rimasto pressoché invariato, mentre la produzione media per impianto si è quasi dimezzata attestandosi a 12.000 metri cubo circa del 2014, ovvero molto al di sotto della soglia di economicità di un impianto di betonaggio.

1 commento

  1. Splendida notizia! Finalmente si potrà immaginare di pensare che la “cementificazione” del nostro Paese sia destinata a finire… Per orientarsi obbligatoriamente sull’ immenso recupero del patrimonio immobiliare esistente! Quindi nuove cementificazioni Zero.. Ristrutturazioni e manutenzioni… uniche alternative! Con buona pace delle lobby e degli interessi economici dei “cementieri” tutti! Vittorio Tavanti

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