E adesso?

Brexit anche per le macchine?

sondaggi-brexit-2La decisione che il 24 giugno scorso ha preso il Regno Unito, cioé l’uscita della Gran Bretagna dall’UE, è uno tsunami a tutti gli effetti. E chi lo nega non ha capito la portata socio-politica, storica, economica e culturale che questo sconvolgimento porterà nelle nostre vite.

Proviamo a vedere solo alcuni dei comparti che la Brexit influenzerà pesantemente.

  • La ricerca. Gli scienziati britannici saranno esclusi da fondi e progetti.
  • La Sanità. Libera circolazione addio. Per avere diritto all’assistenza servirà l’assicurazione.
  • Studenti. Più complicato studiare in Inghilterra, niente prestito per pagare la retta Universitaria, sempre più costosa.
  • Export. Rischi per il made in Italy.
  • Auto. Anche la patente andrà “tradotta”, più difficile stipulare polizze british.
  • Compagnie aeree: accordi sulle rotte da rifare, più cari i voli su Londra….

E le macchine movimento terra che provengono da oltre Manica? Non facciamoci illusioni perché qui lo scotto da pagare, come per altri beni di consumo, potrebbe essere alto, visto che il loro prezzo è legato alla variazione del cambio sterlina/euro e all’introduzione (certa) dei dazi doganali. Cosa quest’ultima che, anche dal punto di vista logistico, potrebbe creare problemi legati al tempo di arrivo dei ricambi e a quello necessario per gli sdoganamenti.

E i fornitori di componenti che prima potevano contare su un cambio calmierato euro/sterlina ora cosa faranno? Il preventivo per la fornitura in euro di una pompa dell’olio, per esempio, dovrà fare i conti con un rapporto di cambio valutario al momento imprevedibile e in futuro potenzialmente incontrollabile.

E allora cosa succederà? I principali costruttori inglesi che vendono in Europa saranno costretti a impiantare poli produttivi nel vecchio Continente, pur di non perdere il business?

Ma la domanda cruciale è un’altra: le imprese italiane, i responsabili acquisti del parco macchine, non potrebbero fare a loro volta un’altra scelta e decidere che sono troppi i problemi (e i costi) da sostenere per continuare ad acquistare macchine made in UK?

A meno che la fidelizzazione, l’attaccamento ai marchi, la fiducia nel prodotto sia tale da far sì che anche queste perplessità vengano superate.

(copyright Getty Images)
(copyright Getty Images)

E in agguato c’è un altro possibile tsunami, voluto da chi, con una miopia incredibile e un’ignoranza crassa della storia recente, crede che la soluzione a tutti i mali sia l’uscita dei Paesi membri dell’Unione dall’Euro. Questi “separatisti” come pensano di andare a trattare commercialmente con i colossi asiatici e americani, senza farsi stritolare le ossa?

Perché molti fanno finta di non ricordarsi che nel 1992 la lira è stata svalutata “over night” del 12%, mentre tutti dormivano?

Insomma, in tempi di economie interconnesse, per dirla con un vecchio slogan di Celentano, divisionismo è “out”, integrazione è “in”. E l’hanno capito benissimo i giovani inglesi che hanno votato per la permanenza nell’Unione europea a cui la mia generazione (quella che amava i Beatles e i Rolling Stones) dovrebbe chiedere scusa per aver scippato loro il futuro.

Non dimentichiamo che CNH Industrial ha scelto di avere il proprio domicilio fiscale proprio a Londra, non solo per una tassazione degli utili molto bassa, ma anche perché era nel cuore dell’Unione Europea. Ora, con un bilancio che non corrisponderebbe più ai criteri che avevano motivato la sua scelta, perché mai dovrebbe rimanere?

E gli altri?

Per la serie: non si lascia una casa comune (in cui, come in ogni casa, si condividono vantaggi e svantaggi), senza preoccuparsi delle conseguenze che una decisione del genere provoca. Se lo si fa si è miopi, arroganti, irresponsabili, suicidi. A maggior ragione se le scelte non sono espressione delle speranze ma delle paure.

Ora sarà compito di quelli che hanno deciso di restare rifondare con nuove regole (sopra tutte trasparenza, etica, abbandono di gretti nazionalismi che non si usano più) un nuovo modo di “essere Europa”. Se si riusciranno, tutti (anche le macchine per le costruzioni) diranno grazie.