Zaxis 690 LCH: Balance of Power

Parafrasando una vecchia pubblicità, la potenza è nulla senza equilibrio. Una lezione che lo Zaxis 690 LCH ha appreso molto bene, a giudicare dalla disinvoltura con cui lo abbiamo visto muoversi in una cava del bresciano. Spazi ristretti, pendenze e blocchi di marmo da diverse tonnellate non sono un problema per il cingolato Hitachi  che sfodera prestazioni da primo della classe. Consumando il giusto.

Il terreno di prova

Lo Zaxis 690 LCH  (distribuito da SCAI) gioca senza dubbio in casa nel teatro di operazioni che abbiamo scelto per il nostro test. Una cava  di marmo gestita dalla Marmi Molvina di Rezzato (Bs) situata nell’area delle Prealpi Lombarde a nord-est di Brescia.  La coltivazione avviene principalmente mediante taglio con filo diamantato.  Il materiale, ridotto in blocchi, viene rimosso dal fronte di estrazione tramite escavatore e caricato su mezzi d’opera per il trasporto in magazzino. Qui viene lavorato sia in blocchi che in lastre grezze e lucide e marmette di varie dimensioni e qualità, destinate principalmente all’esportazione. Per la gestione del ciclo di lavoro l’azienda utilizza in particolare quattro escavatori, tutti a marchio Hitachi, di cui lo Zaxis 690 LCH rappresenta la punta di diamante; la macchina da noi provata, al lavoro da alcuni mesi, sarà presto affiancata da un secondo esemplare.

Un ciclo di lavoro impegnativo

Anche se, come abbiamo detto, nei siti estrattivi lo Zaxis 690 LCH è di casa, si intuisce subito che il ciclo di lavoro cui è adibito all’interno della cava è di quelli decisamente impegnativi. Saliti a bordo, siamo bene impressionati dalla qualità degli interni, che denota una cura di alto livello. Strumentazione completa  ben leggibile, finiture e assemblaggi curati, e una visibilità che risulterà senz’altro molto utile in fase di manovra. All’accensione il motore gira silenzioso, pronto a salire di giri quando approcciamo le prime manovre per prendere confidenza con il terreno e gli spazi della cava.

Il sottocarro ampio e stabile comunica una piacevole sensazione di sicurezza. Gli azionamenti sono rapidi e i movimenti a vuoto veloci, caratteristica che riscontreremo anche una volta al lavoro con la macchina sotto carico. Nota positiva, la cabina risulta bene isolata dall’ambiente esterno sia per quanto riguarda la polvere (che in cava non manca mai) che i rumori. I 16 litri del motore Isuzu si fanno sentire davvero poco. Confermando la consueta cura dedicata dai progettisti Hitachi al comfort dell’operatore su macchine destinate a lavorare in ambienti difficili.

Al lavoro: rapidità ed equilibrio

Il fronte di cava propone blocchi di marmo di grandi dimensioni, che ci consentono di mettere alla prova le capacità del 690 LCH sia in fase di disgaggio e sollevamento che di trasporto.

Volumi e pesi in gioco sono importanti, parliamo di diverse tonnellate per singolo blocco. Ma l’escavatore li affronta con buona disinvoltura. Evidenziando una precisione e delicatezza nei movimenti davvero notevole per una macchina di questa stazza. Qui il 690 LCH non ha nessuna esitazione. Le due pompe idrauliche permettono di sollevare e richiamare il robusto braccio nella posizione di trasporto senza fatica. E anche con una certa velocità, considerando le importanti masse in gioco.

Il secondo aspetto critico di queste operazioni è naturalmente quello dell’equilibrio.A detta dell’operatore, rispetto a una precedente macchina Hitachi impiegata in cava – un 670 LCH di classe sostanzialmente identica – lo Zaxis 690 LCH ha una marcia in più. Sia in termini di potenza e forza di sollevamento che, come vedremo fra poco, di consumi. Oltre a vantare un allestimento complessivamente più curato, in linea con i più moderni standard della casa.

Produttività e consumi

Per avere un’idea dei volumi di lavoro che la macchina deve affrontare, e quindi dei suoi potenziali costi di mantenimento e possesso, è utile qualche dato sui numeri della cava. Oltre 40.000 tonnellate di materiale estratto l’anno, equivalenti a circa 2500 blocchi movimentati. Per un utilizzo medio delle macchine presenti nell’impianto pari a 1000/1200 ore su base annua. In un quadro operativo di questo genere i consumi rappresentano senza dubbio una voce gestionale importante. Il  690 LCH non costringe a nessun compromesso: nonostante le elevate potenze impegnate da movimentazioni di questa portata l’escavatore non si dimostra assetato di carburante. I tre punti percentuali di risparmio nei consumi dichiarati dal costruttore, insomma, sembrano esserci tutti.

Anche la seconda voce più rilevante nei costi di possesso, la manutenzione, difficilmente sembra poter riservare sgradite sorprese. La qualità costruttiva della macchina è ineccepibile. Come apprezzabili sono gli accorgimenti apportati da Hitachi per affrontare adeguatamente alcune delle possibili vulnerabilità che possono colpire una macchina destinata a impieghi heavy duty.  Data la severità e continuità del ciclo di lavoro, l’azienda ha scelto in ogni caso di sottoscrivere per tutte le macchine a marchio Hitachi contratti di manutenzione programmata in modo da mantenerle sempre in perfetta efficienza e, non ultimo, garantire al ciclo di lavoro la necessaria continuità.

di Roberto Negri