Attrezzature

Cangini: attrezzature con l’anima

di Daniela Grancini

Entrando in Cangini si prova una duplice sensazione: di una realtà fortemente ancorata al territorio eppure con una grande vocazione internazionale. E il mappamondo che campeggia nella sala riunioni conferma questa percezione iniziale di una società che non rinnega le proprie radici ma che sa guardare anche oltre il confine.

Un buon progetto non nasce necessariamente in un ufficio, l’idea illuminante non chiede il permesso e arriva in qualsiasi momento anche in un posto insolito come un garage. E’ il filo conduttore che lega colossi come Google, Apple, Disney e Mattel. E anche Giorgio Cangini, l’attuale Presidente della società che porta il suo nome, quando il 9 novembre 1989 decide di lasciare il suo lavoro per dedicarsi alla carpenteria metallica per conto terzi, sceglie proprio un garage a Pagno (FC) per dare corpo alla sua idea, dando vita alla società Costruzioni Metalmeccaniche.

Giorgio Cangini durante uno degli incontri di formazione tecnica realizzati in azienda

Cangini è un neofita, i genitori sono agricoltori, ma ha fiuto, passione e “anima”, una parola ricorrente nella conversazione che abbiamo avuto con lui, il mappamondo alla nostra destra e le montagne dell’Appennino romagnolo oltre la finestra.

Si aggiungono due soci, il garage diventa stretto e ci si trasferisce per 5 anni a San Piero in Bagno, dove si iniziano a fare i primi cataloghi e dove le benne e gli attacchi rapidi cominciano a prendere corpo, anche grazie a una favorevole coincidenza. Sono infatti i tempi in cui si affacciano sul mercato i primi mini escavatori e c’è quindi bisogno che ad essi venga affiancata una produzione regolare di accessori che ne garantiscano e potenzino la produttività. Le prime benne progettate da Cangini sul tecnigrafo sono per la Libra di San Marino, che ancora molti ricordano e che all’epoca vendeva i giapponesi Hanix, prima di produrre mini in proprio.

Un’attrezzatura tira  l’altra e Cangini intuisce che è arrivato il momento di fare il salto di qualità. Comincia a farsi conoscere non solo in Italia ma pure in Germania e Svizzera, e anche San Piero in Bagno diventa troppo stretto. E mentre Cangini si guarda intorno e inizia a puntare a mercati extra nazionali dove sia forte la richiesta per i suoi prodotti, si trasloca di nuovo e ci si trasferisce nell’attuale sede di proprietà, a Sarsina.

Non lasciare nulla al caso

La vicenda di Cangini è emblematica e sottolinea come la condizione necessaria ma non sufficiente per garantire un successo duraturo sia non lasciare niente al caso e intraprendere un cammino logico, mirato, determinato.  Abbiamo detto condizione non sufficiente però, perché da sola non basta se non si aggiunge un ingrediente fondamentale: l’anima, appunto.

“La Cangini ha una storia che l’ha connotata e che dobbiamo sempre aver presente”, ci ha detto Giorgio Cangini durante il nostro incontro. “ Ma dobbiamo anche leggere il mercato, che non si accontenta di prodotti qualsiasi. Un prodotto che esce dalla nostra officina non solo è stato progettato e ragionato, ma ha anche un’anima, quella che gli infondiamo noi, modellata sulle esigenze del mercato e quindi mutevole, in continua evoluzione, quindi dinamica, aggiornata, costantemente ripensata. Ecco , se dotiamo i nostri prodotti di anima, cioè della nostra attenzione e della nostra cura costante, saranno sicuramente un successo”.

La Cangini occupa attualmente 70 persone, con un indotto di altri 50 addetti con cui fa outsourcing: gli acquisti vengono fatti per il 95% in un raggio d’azione inferiore ai 200 km, nella Valle del Savio, nel distretto di Forlì/Cesena, al massimo fino a San Sepolcro (Ar).  All’insegna del km quasi zero e della sostenibilità.

“Scegliere tanti piccoli fornitori di fiducia, favorisce il rapporto interpersonale e per noi è estremamente positivo”, spiega Giorgio Cangini, e ancora una volta emerge il binomio territorio/mondo e la duplice natura che abbiamo colto all’inizio della nostra visita. “Allargare molto gli orizzonti negli acquisti non sempre è positivo. Dal punto di vista dell’espansione commerciale ragioniamo a livello mondiale, esportiamo in 38 paesi, anche in quelli, come Africa, sud America, Russia… che per noi sono ancora solo un investimento e che pensiamo avranno uno sviluppo negli anni. Abbiamo quindi un respiro internazionale, ma vogliamo che i nostri fornitori siano vicini, cosa che ci garantisce maggior flessibilità. I nostri prodotti vengono costantemente migliorati, il che richiede vicinanza con i fornitori per rendere possibile un continuo interscambio di opinioni e quindi un continuo aggiornamento”. E ancora una volta si conferma la natura “Glocal”, globale e locale al tempo stesso, di una società che adotta un sistema snello e veloce anche nella gestione della Ricerca & Sviluppo, una Divisione in cui investe un’ampia fetta del proprio fatturato e che conta una decina di persone.

Il concetto di flessibilità è ovviamente riferito anche alle eventuali customizzazioni del prodotto che, dalla configurazione standard, può essere personalizzato in funzione delle necessità del cliente.   Se le migliorie richieste vengono ritenute davvero significative, vengono adottate per tutti i prodotti e rese disponibili per tutti, un’applicazione pratica di sharing economy.

“Siamo molto attenti anche all’utilizzatore che non è un nostro cliente ma cliente di un nostro distributore e la cui opinione per noi è estremamente importante”.

E per il futuro quali sono le strategie a medio e lungo termine di Cangini?

“Ci sono ancora tanti Paesi da colonizzare, dobbiamo potenziare la nostra presenza negli Usa, per esempio, e stiamo consolidando ora un progetto in tale direzione. Siamo  in sud America, in sud Africa, in Russia.

Nell’Oceania, nel sud est asiatico e in parte del  Medio Oriente siamo ancora presenti  a macchia di leopardo. Insomma, abbiamo tanto da fare”.

Il mappamondo, sulla nostra destra, sembra confermare che la strada da percorrere per penetrare nuovi mercati e raccogliere nuovi successi è ancora tanta…

Attrezzature in evoluzione

Nonostante la benna sia un prodotto fondamentalmente basico si sono fatti passi in avanti per quanto riguarda l’utilizzazione di materiali più evoluti che la rendono meno soggetta a usure. Ma è sulle attrezzature più sofisticate, come le vagliatrici Multiscreening  con doppio cestello, che i tecnici della Ricerca & Sviluppo possono sbizzarrirsi, puntando sulla capacità di perforazione, sul controllo idraulico, sull’elettronica, oltre che ovviamente sulla robustezza, il peso, l’equilibrio della capacità…Un lavoro di progettazione e controllo reso possibile anche da uno staff di ingegneri interni e  da un consulente interno alla società che segue tutte  tutte le procedure dettate dalla Direttiva Macchine. Un’attenzione progettuale che ha portato al riconoscimento di oltre 30 brevetti che sanciscono l’originalità della progettazione made in Cangini che sottostà poi a una serie accurata di verifiche e collaudi nel campo prove di Sarsina.